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Sequestro area Santa Giulia Montecity-Rogoredo

Nel corso della mattinata, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano, su disposizione del gip Fabrizio D’Arcangelo, hanno eseguito il sequestro preventivo dell’area Montecity-Rogoredo, di proprietà della Milano Santa Giulia Spa, facente capo al Gruppo Zunino.

 

L’AREA SANTA GIULIA – L’area “Santa Giulia”, che ha un’estensione pari a circa un milione di metri quadri ed valore di mercato approssimativo di circa un miliardo di euro, occupa oggi gli spazi che furono un tempo degli stabilimenti chimici della Montedison, nonché dell’acciaieria Redaelli.

 

IL GRUPPO ZUNINO – Nel 2000 il Gruppo Zunino propose, con un Programma Integrato di Intervento (P.I.I.), il riutilizzo dell’intero complesso urbanistico presente; nacque così il futurisico “progetto Montecity”, elaborato anche dall’architetto britannico Norman Foster, che prevede la realizzazione di un vasto programma di edilizia sociale e convenzionata, con investimenti privati stimati in circa 1,6 miliardi di euro.

 

LE INDAGINI – Le indagini, coordinate dalla Procura, Laura Pedio e Gaetano Ruta, sono state svolte con il contributo del Corpo Forestale dello Stato, dell’ARPA e della Polizia Locale di Milano.

 

I CERTIFICATI SEQUESTRATI – Nel corso dell’inchiesta la polizia giudiziaria delegata ha eseguito anche numerose perquisizioni che hanno portato al sequestro di documenti utili alle indagini, quali ad esempio certificati di analisi di laboratorio dei campioni delle acque e dei terreni svolte nel tempo e documentazione amministrativo-contabile relativa all’esecuzione delle opere di bonifica e di smaltimento dei rifiuti.

 

LO SFACELO ECOLOGICO ACCERTATO – In particolare, le diverse relazioni presentate hanno evidenziato:

  • l’inquinamento della falda acquifera sottostante l’area “Santa Giulia”, con superamenti dei limiti di legge di alcune sostanze pericolose per l’ambiente e la salute, tra cui alcune cancerogene;
  • su alcuni terreni dell’area, inoltre, sarebbero stati eseguiti scavi non autorizzati, nei quali sarebbero state poi “riportate”, senza alcun titolo, scorie di acciaieria, da trattare, invece, come rifiuti;

 

LE ACCUSE DI REATO – I reati contestati a vario titolo sono di attività di gestione di rifiuti non autorizzata e avvelenamento delle acque.


Di Redazione
 
 
 

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