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Abolizione Senato Renzi, cosa cambia, chi ne farà parte, spiegazioni e commenti

Palazzo Madama, RomaLa riforma del Senato, giorno dopo giorno, sembra prendere forma e diventare sempre più la realtà politica attuale. Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale che prevede la riforma del Senato, che sarà abolito per come l’abbiamo conosciuto fino adesso e si trasformerà, invece, in una camera non elettiva composta dai rappresentanti di Regioni e Comuni. Renzi assicura: “Voglio essere l’ultimo presidente del consiglio ad avere ricevuto il voto di fiducia dall’aula di Palazzo Madama”.

 

IL PREMIER: “MI GIOCO LA MIA CARRIERA POLITICA” – Renzi non ha esitato ad affermarlo in diverse situazioni: “Sulla riforma del Senato mi gioco la mia carriera politica. Non si può promettere riforme agli italiani, se poi non si riescono a fare. Il Pd terrà, ne sono sicuro”.

– Gli fa eco il Ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che afferma: “Non ci saranno, tra i senatori, persone che non colgano la straordinaria opportunità che stiamo vivendo. Sono certa che la stragrande maggioranza dei senatori non potrà scacciare questa speranza. Io sono convinta che non ci sia alternativa”.

– Il premier ottiene un plauso anche dal Quirinale, dove l’ufficio stampa pubblica una nota in cui si dice che “il presidente della Repubblica ha espresso la convinzione della necessità ormai improrogabile di una riforma costituzionale che, innanzitutto, segni il superamento del bicameralismo paritario e garantisca un più lineare e spedito processo di formazione e approvazione delle leggi”.

 

CHI FARA’ PARTE DEL “NUOVO SENATO”? – Il Senato così come l’abbiamo studiato a scuola e conosciuto nella realtà potrebbe, a breve, non esistere più. Con il disegno di legge di riforma costituzionale approvato ieri nel Cdm, l’esecutivo Renzi accetta la sfida di cercare di superare il bicameralismo perfetto.

– Il nuovo organismo istituzionale si chiamerà “Senato delle Autonomie” e avrà una struttura tutta nuova: all’interno del “nuovo” Senato ci saranno i presidenti delle Giunte Regionali, i presidenti delle Province Autonome, i sindaci dei Comuni capoluoghi di Regione e di Provincia autonoma e, per ogni Regione, “due membri eletti con voto limitato, dal Consiglio regionale tra i propri componenti» e due sindaci «eletti, con voto limitato, da un collegio elettorale costituito dai sindaci della Regione”.

– A questi 147 “nuovi senatori” che rappresenteranno le istituzioni territoriali si aggiungeranno altri 21 cittadini, che saranno nominati a tale ruolo per 7 anni dal Capo dello Stato, per aver rappresentato la patria per altissimi meriti in “campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. E’ stata la stessa Boschi a definire il numero complessivo: 148 “nuovi senatori”; meno della metà degli attuali, circa 315.

– La durata del mandato dei componenti di questo “nuovo Senato” sarà pari alla durata degli organi delle istituzioni nei quali sono stati eletti.

 

TUTTI I COMPITI DEL “NUOVO SENATO” – La riforma definita dal governo Renzi, oltre a modificare la struttura e il funzionamento del Senato, ne cambia anche i compiti. Si tratterà di un organo con un preciso intento: quello di rappresentare le istituzioni territoriali di cui si compone.

– Avrà comunque, sempre, il compito di approvare, unitamente alla Camera dei deputati, le leggi costituzionali; in più dovrà farsi da tramite tra Stato, Regioni, Città Metropolitane e Comuni.

– Inoltre, per quei provvedimenti che saranno approvati con il solo voto della Camera dei deputati, il “nuovo Senato” riceverà il testo entro i 10 giorni successivi e potrà proporre delle modifiche nei 30 giorni successivi.

 

INDENNITA’ E IMMUNITA’ – Altri punti fissi della riforma fortemente voluta da Renzi riguardano le questioni dell’indennità e dell’immunità.

– Il “nuovo Senato”, non eletto, fa superare il bicameralismo perfetto puntando su quattro punti fondamentali: no al voto di fiducia, no al voto sul bilancio, no all’elezione diretta dei senatori, no all’indennità per i senatori.

– Stesso discorso per l’immunità parlamentare, non prevista per i futuri membri del Senato delle Autonomie.

 

LE TEMPISTICHE … – Una riforma che toglie privilegi a molti e che, inevitabilmente, darà fastidio a tanti. Renzi ne è consapevole e più volte ha cercato di calmare le voci che vedono, anche all’interno del suo partito, fronti contrari all’abolizione del Senato.

– Il premier è sicuro di riuscire in questa impresa che, da subito, si è presentata come ostica: “Se le riforme non passeranno vado a casa, ma anche chi frena andrebbe a casa”.

– L’idea del premier è quella di arrivare a una prima lettura del ddl prima delle elezioni europee che si terranno il 25 maggio prossimo.

 

… CONTRARI PERMETTENDO – L’emiciclo capitolino sembra concorde sulla volontà di superare il bicameralismo perfetto, dove si potrebbero addirittura raggiungere i 2/3 dell’assemblea. Tuttavia, i punti discordanti riguardano la non elettività dei “nuovi senatori” e, strano a dirsi, la mancanza dell’immunità, visto che i rappresentanti di questa nuovo organo sono già stipendiati a livello locale.

– Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia, non ha esitato a presentare questo dibattito come “un Vietnam politico”; il pericolo per il premier c’è ed è evidente ma, probabilmente, Renzi ha voluto dare un aut-aut per dimostrare una volte per tutte agli italiani di che pasta è fatta l’attuale classe politica.

– Se il voto gli darà ragione, Renzi sarà ricordato per sempre come il premier in grado di aver fatto riforme veramente epocali. Se il voto gli darà torto, invece, Renzi avrà dimostrato a tutta l’Italia che l’attuale classe politica pensa solamente ai propri affari e non all’interesse pubblico. E probabilmente, qualora dovesse avverarsi questo secondo scenario, Renzi ne uscirà comunque pulito per aver tentato di tutto al fine di dar vita alla prima, vera stagione delle riforme.

 

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Matteo Torti

 

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