Cronaca

Protesta insegnanti Milano contro Legge di stabilità governo Monti, ecco perché docenti e studenti sono scesi in piazza con penne e matite

Erano circa un centinaio gli insegnanti degli istituti Besta, Natta, Molinari e Maxwell che, al suono della campanella, verso le 14 di ieri si sono riversati in via Don Calabria, in zona Cimiano.

 

Dopo avere invaso i marciapiedi insieme con gli studenti – come avvenuto solo il giorno precedente, e ancora ieri, presso il liceo Marconi – si sono armati di penne e matite facendosi carico di quello che, solitamente, è un onere che si sbriga a casa, dopo l’orario di lezione: la  correzione dei compiti in classe.

 

Si tratta dell’anomala protesta messa in atto dagli insegnanti contro l’innalzamento dell’orario di lavoro contenuto nella Legge di stabilità e che dovrebbe passare dalle  attuali 18 alle 24 ore settimanali. Ma gli insegnanti non ci stanno.

 

“Basta con la favola delle 18 ore settimanali: io ne faccio 40“, afferma una di loro. Non solo le effettive ore lavorative – tenendo conto delle attività svolte a casa per la correzione dei compiti e la preparazione delle lezioni, – sarebbero superiori a quelle attualmente stabilite dalla legge in vigore, ma la Legge di stabilità non contemplerebbe neanche lo sblocco di stipendi e scatti di anzianità (fermi ancora al lontano 2009) almeno fino al 2017.

 

Il fermo obiettivo della protesta dei docenti rimane, quindi, quello del ritiro del disegno di Legge sull’innalzamento delle ore di insegnamento e la riapertura della contrattazione per un adeguamento stipendiale.

 

Alcuni dei manifestanti hanno anche provato a svolgere opera di sensibilizzazione con i passanti, incuriositi dall’inusuale iniziativa, affinché la situazione non passi inosservata e venga resa nota anche ai non addetti ai lavori. 

 

Se sul fronte delle cosiddette “sei ore gratis” non sembrano esserci ancora novità, per ora c’è un’unica certezza: “Le proteste non sono senz’altro finite. Ce ne saranno molte altre”, hanno spiegato in coro i docenti, “perché la situazione è drammatica“.

 

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 S.P.

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