Cronaca

Tombini d’artista a Niguarda e opere scaramantiche per scongiurare le esondazioni del Seveso. Basteranno?

street_art_tombini_niguardaL’arte recita un ruolo fondamentale in una comunità: riafferma l’essenza della natura umana, ne esalta il genio. L’avevano capito bene i nostri antenati, che già in epoche remote avevano dato sfoggio di sensibilità e creatività, regalando ai posteri indimenticabili capolavori. E deve averlo ben appreso anche Giuliano Pisapia che, assecondando il suo furore artistico, ha ingaggiato 15 “writer e street artist” (belli i tempi in cui un artista era solo… un artista), col compito di dipingere trenta nuovi tombini in zona Niguarda. “Che saranno collocati nel quartiere dando vita a un percorso artistico”, fanno sapere da Palazzo Marino.

 

PROGETTO “URBAN ART MUSEUM” – Il progetto “Urban art museum”, così è stato denominato, ha preso vita nel quartiere Pratocentenaro, nel quadrante nord della città, per iniziativa di Ascopratocentenaro (l’Associazione dei commercianti della zona Pratocentenaro-Confcommercio Milano), del Consiglio di Zona 9 e dell’assessorato ai Lavori pubblici e Arredo urbano. Prevede, entro un paio di settimane, il collocamento dei primi 30 tombini dipinti (100, in totale, con quelli completati nei prossimi tre mesi), oltre alla decorazione delle vasche di contenimento del Seveso antistanti la piscina Scarioni a opera di madonnari mantovani.

– Nel “percorso artistico”, anche l’opera di Davide Atomo Tinelli, ex candidato di Sel in Comune ed ex consigliere di Rifondazione a Palazzo Marino per 13 anni: una statua-fontana che vuole essere “benaugurale per chiedere il favore del dio delle esondazioni”, ha spiegato lo stesso street artist al Corriere.

– Un’impresa che l’amministrazione ha da subito promosso, sostenendone la realizzazione non solo per “migliorare la qualità dell’arredo urbano”, come sottolineato dall’assessore ai Lavori pubblici Carmela Rozza, ma anche per riportare “decoro, bellezza e qualità del vivere”. Soprattutto in un quartiere che “ha sofferto in modo particolare le esondazioni del Seveso“, ha puntualizzato la stessa Rozza.

 

SEVESO Vs. RESIDENTI: UNA BATTAGLIA LUNGA 40 ANNI – Quella tra gli abitanti del quartiere Niguarda e il Seveso, purtroppo, è una battaglia che va tristemente avanti da oltre 40 anni. E il cui ricordo è racchiuso non solo nelle sbiadite foto d’epoca, ma soprattutto nelle carte dei numerosi ricorsi presentati alle amministrazioni locali che si sono succedute negli anni. Colpevoli, quest’ultime, non solo di clamorosi ritardi e pochi investimenti, ma soprattutto di scarsissima lungimiranza nel risolvere una questione sempre più intollerabile per una metropoli come Milano.

 

LE CAUSE: URBANIZZAZIONE SELVAGGIA E NON SOLO – Ma che cosa rende un piccolo fiume di 52 km, per lo più a carattere torrentizio, il nemico numero uno della città, al primo temporale di una certa intensità?

Le cause vanno senz’altro ricercate nella totale mancanza di permeabilità del terreno dovuta all’abnorme urbanizzazione dell’hinterland milanese – soprattutto in Brianza e nel Nord di Milano – degli ultimi decenni. Una cementificazione massiccia che ha comportato non solo la copertura dell’alveo, ma anche la sua deviazione, con l’illusione di gestirne il corso. Senza tener conto che la portata del fiume avrebbe potuto subire mutamenti col passare del tempo. Cosa che si è puntualmente verificata con i risultati che ben conosciamo.

– Se poi a questo si aggiungono una scarsa manutenzione del letto del fiume, il suo utilizzo come discarica di rifiuti, l’accumulo di detriti, le precipitazioni sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici, il disastro è compiuto. E allora a nulla può neanche lo scolmatore di Nord Ovest, l’opera terminata nel 1980 (con circa 30 anni di ritardo) con la speranza di limitare la portata del fiume.

 

VASCHE DI LAMINAZIONE: A CHE PUNTO SIAMO? – Quello che ora si augurano molti residenti è che – esorcismi artistici a parte –  la stessa solerzia nel pubblicizzare i “tombini d’artista” sia stata adottata dal Comune riguardo l’ultimazione del tanto atteso progetto delle vasche di laminazione, annunciato lo scorso autunno.

– Si tratta di un’opera idraulica approvata dalla Regione con il benestare dell’Aipo (l’Agenzia interregionale per il fiume Po) e volta alla realizzazione di tre vasche di laminazione a Paderno-Varedo, Lentate sul Seveso e Milano (zona Parco Nord) e per la sistemazione di un tratto del fiume Lambro e di un paio di corsi d’acqua minori. L’obiettivo è quello di permettere il contenimento delle acque che, in caso di piena, il Seveso non è più in grado di limitare al suo alveo. Si spera di concludere l’intervento entro la fine del 2016. Ma tra i ricorsi presentati dai Comuni interessati riguardo la fattibilità dell’opera (a Senago le maggiori contestazioni) e le inevitabili questioni burocratiche-finanziarie, potrebbero profilarsi all’orizzonte i tanto temuti ritardi.

– Marco Granelli, assessore alla Sicurezza, qualche giorno fa ha fatto il punto della situazione. “Per la vasca di Senago è in corso l’appalto, quindi inizieranno i lavori; sulle altre due vasche stiamo facendo le valutazioni di impatto ambientale e c’è il progetto”. “Il governo – ha continuato – ha messo i soldi, il Cipe ha già approvato a fine luglio i finanziamenti, quindi il processo va avanti”. E poi ha aggiunto: “Qui noi abbiamo messo i soldi, 20 milioni di euro per la vasca di Senago, e in più abbiamo speso due milioni di euro per la pulizia e il consolidamento del tratto. Sono tutte azioni che insieme serviranno quando sarà completo il piano per liberare questo quartiere da quello che per 40 anni è stata una triste realtà”.

 

L’AUTUNNO ALLE PORTE – Sull’effettiva efficacia delle vasche di laminazione, se ne potrebbe parlare per giorni. I dubbi relativi al loro impatto ambientale, che ne dicano gli ingegneri di Aipo, rimangono. E lo dimostrano i numerosi gruppi e comitati nati negli ultimi mesi con l’intento di opporsi ai cantieri.  Su tutte, SinistraSenago, da sempre strenua oppositrice al progetto. Ma anche NovascheSenago, che reputa l’opera non solo costosa e insicura, ma inefficace a salvare Milano dall’esondazione.

– Insomma, tante ipotesi e poche certezze. Se non una: che alle prime forti piogge autunnali, il Seveso tornerà a fare paura.

 

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S.P.

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