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#IoVotoSì #IoVotoNo Referendum, i social network sono solo megafoni?

Computer_063In questi giorni di intenso dibattito sul voto che tra 4 giorni andremo a conferire per il Sì o per il No al Referendum costituzionale, ci si è interrogati sulla funzione dei Social Network. In merito, Brexit e le elezioni negli Stati Uniti D’America si sono rivelate incredibili cartine tornasole per valutare come questi nuovi strumenti (i Social) possano creare opinioni molto diverse da ciò che i Media tradizionali vogliono far passare ai più. Le contraddizioni infatti, nei casi citati, si sono viste a urne chiuse: i media, sondaggisti compresi, hanno sbagliato la visione collettiva.

Il Web è davvero un luogo di dibattito, o solo uno strumento che sempre più sta diventando una immensa piazza dove sconfiggere l’avversario creando notizie poco veritiere, al solo fine di guadagnare centesimi di punto sul territorio?
Le reazioni di Google e Facebook, alla luce della vittoria di Trump negli USA, sembrano avallare l’ipotesi che il Web sia più portato a creare casi singoli, notizie “bizzarre”.
Anche in Italia i Social Network, sempre più diffusi grazie alla notevole fruibilità data da nuovi dispositivi quali smartphone e simili, stanno creando non pochi problemi ai Media tradizionali.

La condivisione sui Social Network di eventi atti a minimizzare o ad amplificare determinati eventi può influire sull’esito finale del voto?
Gli analisti sono ancora al lavoro per capire se questo sia avvenuto in UK con il Brexit, dove in realtà chi ha votato è quella parte di elettorato che non ha grandissima dimestichezza con i Social Network , essendo un elettorato anziano e, quindi, per lo più lontano dalle dinamiche di utilizzo quotidiano degli strumenti che la rete offre.
Negli USA il fenomeno dei Social Network, e la rete in generale, sono stati accusati di creare vere e proprie campagne ad hoc per spostare l’attenzione su notizie più o meno vere, al fine di disattivare i discorsi elettorali dei candidati; alla fine però anche negli USA, luogo dove tutto è nato (Social Network e grandi motori di ricerca), il risultato a urne chiuse ha ribadito che l’elettorato è chi ha fatto vincere il candidato Trump, è quell’elettorato degli stati centrali, quelli più dimenticati dai politici. E difatti, Trump ha frequentato maggiormente i territori centrali facendo sue le “campagne”, quella terra centrale che forse era più affine a Hillary.

Fatta questa premessa, ci dedichiamo ora al nostro paese tracciando un breve focus, con l’aiuto dei dati di Gilda35*, sul fenomeno degli hashtag usati a favore del No e del Sì al Referendum Costituzionale.
Iniziamo con il catalogare le tipologie di utenti, o presunti utenti.  Qui ci limiteremo a Twitter:
Bot – finto utente creato in ambiente totalmente virtuale e usato con lo scopo di diffondere in modo automatico, attraverso retweet e like, le azioni dell’utente al quale è collegato. Potete trovare un interessante approfondimento “Così i governi usano i “bot” su Internet” a firma di Fabio chiusi de L’Espresso.
Fake – Finto utente creato proncipalmente con il solo scopo di replicare o aggiungere eco a messaggi di un utente principale. Si differenzia dal bot perché è un profilo che non fa il retweet in automatico e l’unico suo scopo è quello di ridicolizzare o enfatizzare tweet o notizie a tema. Qui la spiegazione che dà wikipedia riguardo agli utenti fake
Troll – Nel gergo di Internet, è l’utente di una comunità virtuale, solitamente anonimo, che intralcia il normale svolgimento di una discussione inviando messaggi provocatori, irritanti o fuori tema. Qui potete trovare la spiegazione articolata riguardo i troll

Passiamo adesso a un semplice conteggio dei follower dei principali profili twitter dei politici italiani e delle interazioni che avvengono sugli stessi. Nella galleria qui di seguito, potete vedere quanti follower ha ogni singolo profilo:

In questa galleria, invece, evidenziamo tweet scelti a caso, che abbiano però una data di pubblicazione superiore alle 24 ore:

Come possiamo vedere dai profili scelti e dai tweet estratti, nonostante alcuni dei selezionati abbiano milioni di followers, l’impatto dei tweet è limitato a poche centinaia, in alcuni casi poche decine di retweet e like al tweet stesso.

Qui troviamo il tweet di Glida35*

Agevoliamo anche una “slide”, per una più facile lettura ai non addetti:

gilda

 

 

 

 

 

 

Si può notare che l’analisi dei vari hashtag collegati al referendum dia risultati interessanti sul breve periodo di 12 giorni. Ma la domanda è: tali dati saranno in linea con la tendenza di voto? Ricordiamo, infatti, che il presente non è un sondaggio, ma una semplice rilevazione degli andamenti degli hashtag più comuni collegati alla campagna sul Referendum.
Queste elementari analisi ci inducono a pensare che l’uso dei Social NetWork da parte di alcuni profili risulti sovrastimato, vale a dire che il numero di follower in realtà non incide sulla distribuzione del tweet (come possono avere milioni di followers e così pochi tweet e retweet?). Citiamo Nicola, sistemista informatico, che ci suggerisce una realtà “Ci sono molti che comprano, e hanno comprato solo follower, che sono serviti a gonfiare il numeri.Ci sono programmi automatici per accrescere numero follower prendi account ti – seguo se mi segui-”

L’idea che i Social Network, o la rete più in generale, sia il luogo dove una linea politica possa fallire o vincere, è ancora ben lontana dall’essere vera, infatti alcuni movimenti nati proprio in Rete hanno poi dovuto cedere all’uso dei vecchi Media per poter penetrare meglio in tutto l’elettorato e riuscire a convogliare i voti dei poco affini alla rete.
I Social NetWork sono una piazza virtuale, una realtà parallela dove molti attingono informazioni in modo approssimativo, in molti casi fermandosi al singolo tweet o al titolo del post, senza approfondire l’argomento. Queste piazze virtuali sono un ‘tocca e fuggi’ dove, nella maggior parte dei casi, la vita reale prende il sopravvento e le necessità condizionano il voto molto più di quanto si pensi; eh, si sa, che la vita reale, soprattutto nel nostro Paese, dà ancora molto peso ai Media tradizionali.

Qualunque sarà l’esito del Referendum, quindi,  avremo tempo e voglia di analizzare quanto la “Rete” abbia influito sul voto finale, magari anche attraverso sondaggi, per valutare insieme se l’uso dei nuovi strumenti di comunicazione si stia avviando verso un uso più maturo o rimarrà ancora, per molto tempo, un posto di difficile interpretazione.

C.A.

 

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