Cultura e Società

Dalla clava a Sex & The City: breve excursus sul matrimonio e sulla vita coniugale

Al principio, si sa, era la clava. 30.000 anni fa, infatti, tutto era semplicissimo: niente fiori, niente anello, niente inginocchiamenti al centro del ristorante, niente di niente, insomma, tranne la forza bruta e, se la poverina era fortunata, la possibilità di evitare un trauma cranico con lesioni interne permanenti. Ma come si è evoluto, nei secoli dei secoli, il giorno del “Sì”, con tutto quanto lo precede e poi ne consegue?
Nascere nella Grecia classica, ad esempio, comportava effetti piacevoli (se eri maschio), e “meno piacevoli” (se eri femmina). Le fanciulle, infatti, dopo aver trascorso la vita confinate nel gineceo (una zona off limits all’interno della propria abitazione, dove il trinomio basilare era rammendare, tessere e ricamare), giungevano poi, ancora giovanissime, al matrimonio. E dopo il Grande Giorno, finalmente la nuova vita! Le nuove mansioni? Rammendare, tessere e ricamare.
I secoli passano, le generazioni si susseguono, le donne continuano a rammendare, tessere e ricamare (oh, e anche a morire di parto). Arriva il Medioevo, e il gentil sesso ancora non se la passa troppo bene. A testimonianza, qui di seguito gli imperituri versi di Paolo da Certaldo che, nel 1300, fornisce il suo indispensabile contributo circa la necessaria formazione da impartire alle “femmine”, perché diventino “mogli”:
“La fanciulla femmina ponila a cucinare e non a leggere, perché non sta troppo bene ad una femmina saper leggere; se già non la volessi fare monaca […] insegnale a fare i fatti della masserizia di casa, cioè il pane, levare il cappone, a burattare e cuocere, e a far bucato e fare il letto e filare e tessere o ricamare con ago e tagliare  lini e lane e rammendare le calze e tutte simili cose sicché quando la mariti non paia una sciocca […]”.
I secoli continuano a scorrere e, in una ricerca del 1973 (e precisiamo che si tratta del 1973 dopo, e non avanti Cristo), un’importante rivista nazionale chiede a un campione di uomini tra i 18 e i 50 anni di indicare le caratteristiche della moglie ideale. Risultato: la versione rivista & corretta del medievale “rammendare, tessere e ricamare”. Con un sostanziale aggiornamento: la vivacità intellettuale. Che deve essere di poco superiore a quella di un pomodoro marino.
“Se la ragazza ha idee troppo sue”, dice infatti un saggio intervistato, “possono nascere disaccordi”. “Apprezzo l’intelligenza di una donna,” afferma invece un intervistato più indulgente. Poi aggiunge: “Beh, non dico che debba essere Einstein però. Quel tanto che basta per avere un po’ di senso dello humor”. E per concludere: “Riguardo a intelligenza e istruzione? Certo, non vorrei che mia moglie fosse stupida o ignorante; ma mi piace avere qualcosa da insegnarle. Non vorrei mai essere io a dover imparare da lei!”.
Considerando tutto ciò, forse, la reazione (femminile) più logica sarebbe una “leggerissima perplessità”… tuttavia, non lasciamoci scoraggiare! Gli ultimi 41 anni, infatti, hanno portato più cambiamenti degli ultimi 2 millenni e, forse, le dirette eredi di Cleopatra, Giovanna D’Arco, Anita Garibaldi, Madame Curie ed Evita Peron, sono proprio Carrie Bradshaw & Compagnia che scorrazzano sulla Quinta con tacchetti “spillimetrici”,  e sanno a perfezione tutto quello che vogliono dalla vita. Anche un marito? Certo. Magari ordinato su internet, insieme all’ultima borsa di Chanel e un involtino primavera.

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V.P.

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