Cultura e Società

Il pericolo corre sui tacchi

Per la serie: anche le modelle devono soffrire. Nel 1993 fu Naomi Campbell a schiantarsi al suolo nel bel mezzo della passerella, causa tacchi killer di 25 centimetri. Il medesimo, catastrofico istante, è divenuto poi un cult grazie all’episodio di Sex & the City in cui, a ‘strisciare per terra come un verme’, è niente meno che la sacra icona del glamour Carrie Bradshaw-Sarah Jessica Parker.

 

Per ‘sadismo stilistico’ (o forse karma), nel 2010 saremo noi comuni mortali a dover sfidare i pericoli dell’aria, volteggiando su zeppe di ogni genere, dal sughero al metallo, ma in ogni caso sempre altissime (uno su tutti il contestatissimo modello ‘Armadillo’ appena presentato da Alexander McQueen).

 

Tuttavia, dovremmo domandarci: “E’ davvero giusto lamentarci per tacchi di 10, 15 o 20 centimetri?”. Infatti… Che avrebbero dovuto dire, allora, le gentildonne veneziane del 1500, costrette dai mariti ad arrampicarsi su abnormi zatteroni che sfioravano il metro di altezza?! Solo per montarci sopra avevano bisogno di due aiutanti, e chiaramente ogni movimento era vivamente sconsigliato da medici e ortopedici: scivolare da quei trampoli equivaleva ad un tuffo nel vuoto!

 

E mentre le autorità ecclesiastiche sostenevano queste allucinanti calzature in quanto, limitando i movimenti, scoraggiavano attività peccaminose quali la danza, i mariti le approvavano diabolici poiché non solo esse ne simboleggiavano lo status sociale a seconda dalla quantità di gioielli dei quali erano tempestate ma, soprattutto, riducevano le mogliettine a statue semiparalitiche, conferendo così la sicurezza che non potessero andare ‘troppo a zonzo’ per le calli cittadine.


Di Redazione

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