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Mostra “Sottosuolo” Milano 18 – 30 luglio 2013, info, orari, contatti, artisti e opere della nuova esposizione milanese curata da Lucio Forte

Lucio Forte sottosuolo36E’ stata inaugurata in via Corelli, presso Orygma Ancient Shed, la mostra “Sottosuolo”, uno spaccato underground milanese, con pittori e fotografi impegnati nella ricerca e nella sperimentazione. La mostra, curata da Lucio Forte, comprende le opere di Gianluca Arienti, Cristina Bernazzani, Nicola Bertoglio, Alessandra Bisi, Lucio Forte, Giuseppe Giacobino, Vincenzo La Greca e Nairò.

 

L’ESSENZA DI “SOTTOSUOLO” – L’essenza della mostra si legge nelle parole di Forte, che spiega così le linee identificative del progetto:

– “Il sottosuolo inteso come luogo nascosto carico di significati antichi. Nell’antico Egitto, ad esempio, si riteneva esistere sotto terra un mondo inferiore, dove il sole compiva il suo viaggio sotterraneo attraverso le 12 ore della notte; un mondo parallelo e contrario, o meglio, se integrato con il percorso del giorno, infinito e circolare, ciclico appunto, nascita e morte, eterno ritorno.

Il sottosuolo inteso come Underground, cultura emergente e sottostante che lavora dal basso, che ogni giorno rinasce produce e trasporta sulla Barca solare, o celeste, nuove visioni del mondo da fucine creative marginali, dall’underworld, il mondo sottostante dove si può fermare il tempo, come temevano gli antichi egizi appunto”.

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ANALISI DELLE OPERE  E ARTISTI – Le opere esposte sono le seguenti:

Gianluca Arienti è un artista informale, lavora con disinvoltura ed espressività diretta, i materiali vengono disposti nella giusta scelta compositiva, la freddezza è il tratto distintivo delle sue opere, che ci riavvicina ogni volta ad un senso realistico della vita, una presa di coscienza, un rispolverare l’impatto dell’anima contro il duro, qualcosa di freddo e distaccato appunto, la pietra, il calcolo combinatorio, la siderurgia. I colori mai dati, solo appena accennati a sottolineare la loro importanza, così che ogni minimo accenno di rosso, ci ricorda il suo valore prezioso in una realtà che ne è privata ma non in toto. Gianluca Arienti, dice: “La mia produzione pittorica è incentrata sulla sperimentazione informale: ricerca e  pittura si dedicano completamente alle forme pure ed ai colori dal punto di vista materico. La lavorazione delle mie tele prevede l’utilizzo esasperato di olio unito a catrame e materiali industriali (quali: stucchi e vernici); il tutto per dare seguito ad un amalgama intenso che vuole far riflettere sull’esperienza processuale e dinamica della pittura.”

Cristina Bernazzani è un artista con un’incredibile capacità comunicativa, ci troviamo nel mondo dell’illustrazione, i suoi personaggi integrati indissolubilmente ciascuno in un proprio contesto fiabesco, attraverso la mimica ed il linguaggio del corpo esprimono concetti univoci, sono simboli intellegibili di un codice linguistico inventato ad hoc dall’artista che perlustra e si muove con disinvoltura dentro la sfera della simbolicità, della comunicazione. Infatti le opere esprimono con chiarezza dei concetti, delle idee, come se fossero i segni convenzionali di un linguaggio codificato che comunica in maniera univoca, invece sono raffigurazioni di personaggi, incredibili tra l’altro. Incredibili perché ironici ma anche sognatori, così pervasi di candore che ci fa male il solo pensiero di un loro risveglio, fortunatamente qui in questi boschi incantati, in questi laghi fatti di cielo questo non succede, i protagonisti continuano a vivere naturalmente puri e solamente a volte con qualche dubbio. Cristina Bernazzani, inoltre, ha lavorato come illustratrice editoriale per 28 anni, pubblicando il proprio lavoro su diverse ed importanti riviste italiane. Tra i principali riconoscimenti ricordiamo: Menzione speciale nel 2009 e Premio della Giuria nel 2010, all’ International Cartoon Contest di Gallarate, Menzione speciale al Ken Sprague Found di Londra nel 2008 e 2010. Ha esposto oltre che in Italia anche a Boston, Izmir, Theran, Porto, Poznan.

Nicola Bertoglio ha come tratto distintivo un iphoneografo, è una capacità istintiva di costruire e cogliere la bellezza in angoli e particolari a prima vista normali, trasformando con la fotografia, sottolineando e riaccendendo vettori di significati estetici.

Alessandra Bisi nella produzione di opere astratte degli ultimi anni esprime una capacità compositiva di colore e forma di alto livello, gli accostamenti cromatici bilanciati non per “stare bene” ma per raccontare specificatamente un contenuto che ci cattura.

Siamo dentro i parametri sfuocati e poco definiti della comunicazione visiva, dove possiamo dire più con l’intuizione che con la convenzione di un linguaggio, che un’opera funziona ed è perfettamente in linea con quello che sta dicendo all’inconscio, solo l’intuizione, l’esperienza e la conoscenza approfondita ed interiorizzata dei canoni estetici e compositivi può creare e sancire quindi una bellezza. Il lavoro di Alessandra Bisi, nell’astrattismo caratterizzato da queste composizioni, rappresenta la bellezza e l’eleganza della sintesi, il frutto di un’ intensa e lunga attività di sperimentazione nell’arte figurativa, sintesi altrimenti irraggiungibile. Ha esposto le proprie opere presso: il Palazzo di Re Hassan II a Rabat (personale), la Galleria Kaas di Innsbruck, il Youvernal Center di New York, la Chiesa San Zenone di Venezia, il cinema Anteo di Milano (personale).

Lucio Forte, artista ed Architetto nato a Milano, pittore e fumettista autodidatta, progettista, 3D modeling, appassionato di fantascienza. La sua ricerca è mirata all’estrapolazione del gesto artistico da vincoli contingenti socio-storici e quindi umani, per cercare originalità, dinamismo e nuovi e diversi punti di vista. Per cercare il senso infinito di ciò che non esiste, per far collimare il palpabile con l’assenza di realtà. Realizza composizioni, fotorielaborazioni sperimentali, opere pittoriche astratte e figurative. Ha esibito i propri lavori in autorevoli luoghi espositivi, quali il Politecnico di Milano, il Complesso monumentale di Sant’ Eustorgio, la Galleria Mosaico di Chiasso e la Casa della Cultura di Bratislava.

Giuseppe Giacobino: “Le opere che presento in questa rassegna, sono delle fotografie istantanee scattate con una macchina analogica per fototessera degli inizi anni sessanta, una vecchia “Polaroid miniportrait”. Questo obsoleto strumento ha la caratteristica di ottenere quattro immagini identiche, con un solo scatto, su una pellicola che viene subito dopo estratta manualmente. La macchina in questione possiede una disposizione con cui si può scegliere di oscurare tre obiettivi ad ogni scatto, ottenendo, così, con quattro scatti, quattro immagini differenti su una singola pellicola. Mi stuzzicò inizialmente il fatto di poter ristrutturare la temporalità data dalla fotografia canonica operando una sorta di “congiunzione” temporale, cioè producendo una composizione di quattro temporalità assestanti di ripresa in una unica temporalità di sviluppo”.

Vincenzo La Greca descrive così il suo ultimo lavoro “… rappresenta l’espansione della materia, il colore che non riesce a stare nella sua forma originaria ha bisogno di cambiare, trasformarsi in qualcosa di altro…senza controllo, parte della casualità prendendo spunto da un’ala di farfalla.”

Nairò Milano 1969. Artista milanese doc, cultore e teorico dell’arte del ‘900 da cui ne estrapola un approccio informale ed istintivo tutt’altro che teorico, ma sempre riconducibile come posizionamento, ricollocamento, rivisitazione e completamento dei parametri storico critici, dei capisaldi pittorici incisi sulle pietre miliari del cammino dell’arte. Attivo nel gruppo artistico Antirombo, presenta 6 opere a tecnica mista su tela realizzate tra il 2012 ed il 2013.

 

Sottosuolo

– Mostra collettiva di arte contemporanea

– a cura di Lucio Forte

– presso Orygma Ancient Shed, via Corelli 34, Milano

– dal lun-ven ore 16:00-19:30 o su appuntamento, fino al giorno 30 Luglio

– tel 347 7686415

– ingresso libero

 

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Di Redazione

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