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Eventi gratuiti Milano, ciclo conferenze L’Italia dopo l’Italia dall’11 aprile al 6 giugno 2012 in Santa Maria delle Grazie, info

Ieri sera alle ore 21.00, nella splendida e suggestiva cornice della Basilica di Santa Maria delle Grazie di Milano si è tenuto “I consumi dalla Lambretta al cellulare”, uno degli incontri di “L’Italia dopo l’Italia”, il ciclo di “lezioni di storia” organizzate con la collaborazione dei Padri Domenicani del Centro culturale alle Grazie. Protagonista dell’appuntamento di ieri era Emanuela Scarpellini, Docente di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano.

 

L’incontro si è aperto su due quesiti fondamentali: Cosa ha cambiato di più la nostra vita negli ultimi cinquanta/sessanta anni? Cosa distingue gli italiani usciti disastrosamente dall’ultima guerra mondiale da quelli del XXI secolo?

 

È con queste domande che esordisce Emanuela Scarpellini, spiegando come la storia del nostro Paese sia profondamente legata agli oggetti quotidiani che ci circondano e che inevitabilmente finiscono per diventare i nostri riferimenti familiari. Gli oggetti sono dotati di un duplice significato, uno più superficiale e l’altro più profondo, che dipende dalla nostra sensibilità e dal contesto culturale nel quale siamo immersi.

 

La vera differenza rispetto al passato, sostiene la docente, è da ricercare proprio negli oggetti della nostra quotidianità.

 

Il viaggio alla riscoperta dei consumi che si sono avvicendati nel corso degli anni comincia dal secondo dopoguerra, in pieno miracolo economico, quando cominciano ad apparire i primi oggetti tecnologici del tempo. Il primo passo verso la motorizzazione si ha nel 1947 con la Lambretta, una moto in miniatura, l’oggetto-simbolo della famiglia italiana. Pochi anni dopo Lambretta è, però, costretta a fare i conti con un competitor altrettanto famoso e amato dagli italiani: la Vespa che, rispetto alla Lambretta, presenta alcune migliorie, ma è anche più cara. Questi due piccoli scooter diventano espressione di una mobilità libera, senza freni (vengono utilizzati alternativamente ai mezzi pubblici, per lavoro, ma anche per piacere personale e fare gite fuori porta, a volte anche all’estero).

 

Un altro oggetto cult di quegli anni è l’automobile, che rappresenta per gli italiani un ulteriore passo nella strada verso la motorizzazione. La svolta si ha nel 1955, quando l’azienda torinese Fiat lancia sul mercato la 600, un’auto che, sin da subito, incarna il sogno italiano e diventa simbolo di mobilità non solo fisico-spaziale, ma anche sociale (ad alcuni soggetti, come preti e monaci, era proibito guidarla, ndr). Il successo della 600 è talmente rilevante (in pochi anni se ne vendono più di 400mila esemplari) che la Fiat decide di lanciare sul mercato un altro modello: la 500, la prima auto che finalmente tutti si possono permettere (è possibile pagare anche in cambiali). Nel 1975 la 500 vende 4 milioni di pezzi e aiuta a colmare il gap dell’Italia sul fronte della motorizzazione.

 

L’innovazione non risparmia neanche la casa. Con i primi elettrodomestici, la cucina si eleva di status (prima del boom economico, i mobili belli erano situati esclusivamente in camera da letto e in soggiorno) e anche la casalinga cambia immagine (non più la massaia “frustrata”, ma la moderna casalinga ben vestita e in ordine, che fa i lavori domestici, senza, però, rinunciare alla comodità). Gli elettrodomestici “casalinghi” di allora sono bianchi come a comunicare un’immagine di perfezione, pulizia, serietà e semplicità all’utilizzo. Se, infatti, i prodotti destinati alle donne sembrano gridare “sono semplice da utilizzare, non creo particolari problemi”, quelli per uomini mostrano senza alcuna censura la tecnologia di cui sono dotati). Come racconta Scarpellini, “al di là di chi li utilizzi, questi prodotti tecnologici, tutti rigorosamente made in Italy, aiutano gli italiani a sentirsi più italiani al di là di ogni demagogia e divisione politico-sociale”.

 

Un altro elettrodomestico che disegna la storia dell’Italia è la televisione, che, oltre a segnare la nascita dell’industria del divertimento, insegna gli italiani a leggere e a scrivere. La televisione diventa la promotrice di una cultura popolare e ridisegna lo spazio domestico, cambiandone le priorità fisico-spaziali. La storia dei consumi italiani prosegue poi con gli anni ’90, quando fanno la prima apparizione i primi modelli di computer (indimenticabile l’M24 dell’Olivetti, un’altra eccellenza nel firmamento dell’imprenditoria italiana), e i cellulari, che aprono le porte alla comunicazione verbale e diventano protagonisti di una vera e propria esposizione.

 

La storia dei consumi tecnologici – dice Scarpellini, avviandosi alla conclusione di questa interessante conferenza – racconta un’Italia che vuole crescere, che guarda al futuro”. Anche se in passato l’Italia ha perso molte sfide sul campo tecnologico (come, per esempio, non stare al passato delle nuove richieste del mercato e dei nuovi competitors stranieri), oggi può vantare un’immagine tecnologica facilmente riconoscibile e apprezzata in tutto il Mondo.

 

Secondo Scarpellini infatti “l’innovazione del nostro Paese non è sparita del tutto, ma risiede nel made in Italy che, come ha dimostrato gli scorsi giorni il Salone del Mobile, è frutto della commistione fra materiali tradizionali e ricerca tecnologica.

 

A conclusione di questo viaggio alla riscoperta degli oggetti del nostro Paese, resta da chiedersi se con le nuove tecnologie (sempre più “social” e “global”), ha ancora senso parlare di rapporto con il territorio.

 

La risposta di Emanuela Scarpellini è che “la tecnologia non distrugge i nostri riferimenti locali e fisici, ma anzi li riconferma in una prospettiva che è più corretto definire glocal (neologismo frutto dell’unione fra locale e globale, ndr), rendendo possibile la compresenza di più identità, che convivono nel sé di ognuno di noi senza alcuna contraddizione”.

CALENDARIO DEI PROSSIMI INCONTRI

– gli appuntamenti, tutti con ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, si susseguiranno ogni mercoledì fino al 6 giugno 2012.

– la rassegna si terrà sempre presso la Basilica di Santa Maria delle Grazie in p.za Santa Maria delle Grazie

– tutti gli incontri inizieranno alle ore 21,00 e vedranno la partecipazione di docenti, studiosi e giornalisti.

 

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Francesco Tempesta

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