Salute e Benessere

Sesso e adolescenti, la prima esperienza a 13 anni

Sono stati diffusi i dati da un’indagine condotta dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) in collaborazione con l’Assessorato alla Salute del Comune di Milano tra 1.300 studentesse di 13-18 anni di undici scuole milanesi.

 

Secondo quanto emerso, i punti da cui partire per leggere la complessa situazione in materia di malattie a trasmissione sessuale (MTS) tra le adolescenti milanesi, sono:

  • l’abbassamento dell’età in cui si scopre il sesso, 13 anni per una ragazza su cinque in Lombardia (contro i 18 dei ragazzi);
  • consapevolezza generica, ma molta superficialità e disinformazione;

 

Sono questi alcuni dei fattori principali che hanno aumentato la crescita delle malattie sessualmente trasmissibili tra le giovani milanesi. Inoltre:

  • Una su tre non sa che i sintomi delle infezioni di molte di queste malattie possono non essere immediatamente evidenti ed avere gravi conseguenze sul sistema riproduttivo;
  • una su due non è consapevole che sono proprio le donne più giovani ad essere maggiormente a rischio di contrarre queste patologie.

 

Anche in tema di prevenzione esistono molte incertezze:

  • l’89% delle intervistate indica il preservativo come la principale strategia preventiva, ma solo tre su quattro dichiarano che lo userebbero sempre;
  • una su cinque solo in caso di rapporti occasionali;
  • il 2% ne fa a meno.

 

Tra le convinzioni:

  • l’infezione da virus HIV possa colpire solo chi fa uso di stupefacenti;
  • la pillola protegga dal contagio sessuale.
  • Restano sconosciute, o molto confuse, le altre forme di prevenzione e le stesse malattie.

 

Manca alle ragazze soprattutto la volontà di approfondire. Basti pensare, ad esempio, che:

  • il 65% delle intervistate non ha mai sentito parlare dei servizi di ginecologia adolescenziale.

 

Infatti, tra i 15 e i 25 anni, le infezione uro-genitali sono causate soprattutto da comportamenti igienico-sanitari inadeguati. Le più diffuse sono:

  • le vaginosi batteriche (si è passati dal 14% del 2005 al 20% del 2008);
  • i microplasmi (dal 22,8% al 32%).
  • A conferma di questo, a Milano si è registrato un aumento del 25% di giovani che si rivolgono a un Centro di MTS per problemi al distretto uro-genitale.

 

Milano – afferma l’Assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna – sta svolgendo una forte azione di sensibilizzazione tra la popolazione giovanile per valutare l’effettiva conoscenza in tema di malattie a trasmissione sessuale, a cui seguiranno campagne informative mirate, affinché l’aumento che stiamo oggi registrando nella diffusione di queste malattie non solo nella nostra città, ma anche tra le più grandi capitali europee, possa assestarsi su dati accettabili o, nelle prospettive più rosee, subire un brusco arresto”.

 

“È ancora troppo superficiale l’informazione in merito alle malattie sessualmente trasmissibili fra la popolazione femminile, specie fra le più giovani – dice Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da. – Spesso queste malattie vengono sottostimate, perché poco conosciute, e i loro sintomi trascurati, con conseguenze che potrebbero diventare gravi e generare problemi di sterilità in età riproduttiva. Esistono invece chiari segnali quali perdite vaginali anormali, secrezioni uretrali, prurito, bruciore o dolore associati alla minzione e durante i rapporti sessuali, piccole ulcere, vescicole o bolle nella zona genitale che dovrebbero indurre le ragazze a consultare, già alla prima comparsa, il proprio medico o uno specialista. Invece non conoscono l’esistenza dei reparti di ginecologia adolescenziale (65%), così come conoscono, ma troppo superficialmente, l’uso dei metodi contraccettivi e di come, per esempio, si usa un preservativo. Questa poca attenzione può essere davvero un problema”.

 

“Le adolescenti milanesi – conferma Elena Ripamonti, Managing Director di Elma Research – hanno sentito parlare di malattie a trasmissione sessuale, citano fra tutte l’AIDS, tuttavia non le sanno descrivere né sono consapevoli degli adeguati comportamenti da tenere per prevenirne lo sviluppo. Confidano in una azione di sensibilizzazione e informazione da parte della scuola, delle istituzioni pubbliche e sanitarie, identificate principalmente nella figura del ginecologo piuttosto che del consultorio, ancora poco conosciuto”.

 

“A parte l’AIDS – aggiunge Vincenzina Bruni, professore associato di ginecologia e ostetricia all’Università di Firenze – le percentuali di consapevolezza si abbassano notevolmente per l’epatite, la sifilide, l’herpes genitale, il papilloma virus, la clamidia o la gonorrea. Solo il 49% delle giovani si considera nella fascia più a rischio per contrarre una malattia a trasmissione sessuale. È positivo invece che le giovani chiedano maggiore informazione rivolgendosi principalmente alla scuola e ai genitori, seguita dalla TV e dalle amiche. Tuttavia andrebbero maggiormente sensibilizzate all’importanza di una figura sanitaria referente (sia essa il ginecologo, il medico di famiglia o il consultorio) che tenga conto del punto di vista dell’adolescente, sia capace di rispondere al bisogno immediato dei ragazzi aprendo canali di comunicazione che si basano sulla disponibilità all’ascolto e sulla chiarezza dell’informazione, superando quegli atteggiamenti o troppo gerarchici e autoritari o troppo protettivi che spesso possono fare fallire la relazione”.

 

“Un segnale positivo – continua Alessandra Kustermann, ginecologa presso il Servizio Violenza Sessuale del Policlinico di Milano – è la consapevolezza che anche la scuola sia un luogo privilegiato di informazione e che ad essa si rivolgono per migliorare le proprie conoscenze in tema di prevenzione ed educazione alla sessualità. Sono allo stesso modo consapevoli di poter contribuire personalmente alla propria formazione e informazione con la letture di opuscoli dedicati. Da un lato emerge quindi la consapevolezza dell’esistenza di queste malattie e dei comportamenti da adottare per prevenirle, non solo ricorrendo all’utilizzo del preservativo ma anche limitando il numero di partner. Dall’altro lato però sono ignare della presenza sul territorio di spazi dedicati agli adolescenti e di consultori. Sarebbe importante sensibilizzare le giovani a queste realtà poiché una migliore capillarizzazione dei rapporti con i consultori, già presenti nella scuola, consentirebbe di raggiungere risultati migliori nella loro tutela in tema di salute sessuale”.

 

La scuola diventa dunque un prezioso luogo di informazione e formazione. “Educare i giovani alla affettività e alla sessualità, sensibilizzarli all’importanza della prevenzione delle MTS, far conoscere le possibilità per proteggere loro stessi dai molteplici fattori di rischio che veicolano lo sviluppo di patologie più o meno serie – dice Maria Ferrario, che coordina presso l’Istituto Magistrale Agnesi di Milano diversi comitati di docenti, genitori e studenti ed il CIC (Centro di Informazione e Consulenza) – è compito del referente della salute. Sono molteplici le attività che oggi la scuola propone in tema di benessere alla salute, che si identifica anche con lo stare bene all’interno dell’ambiente scolastico, quale diritto e dovere verso se stessi e la società. È importante tuttavia che questo impegno non si circoscriva ai confini della scuola ma si estenda anche sul territorio con il coinvolgimento di ASL, Onlus, consultori familiari nelle attività di formazione della persona umana”.

 

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Di Redazione

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