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Reazioni al Fair Play Finanziario in Italia: Galliani, Moratti e Paolillo analizzano il nuovo sistema calcistico

Concorrenza sleale: così potrebbe essere ribattezzato il nuovo modello del calcio europeo. L’impalcatura del Fair Play Finanziario, ideato da Platini, è senza dubbio “necessaria e non più derogabile”, citando il direttore generale dell’Inter, Ernesto Paolillo.

 

UN UNICO NEO – Se le regole di fondo appaiono indubbiamente motivate e ragionate c’è un problema:

  • Applicate a paesi con normative differenti non faranno altro che creare nuove distorsioni, nonostante il modello diventerà economicamente sostenibile.

 

LE REAZIONI – In Italia le reazioni sono state controverse: inizialmente tutti i dirigenti si sono detti d’accordo a queste norme, per ricredersi poi poco dopo quando hanno avuto modo di scoprire che il budget spendibile sul mercato sarà inevitabilmente relazionato ai ricavi derivanti dalla gestione aziendale del club.

  • Lo stesso Moratti ha inizialmente accolto con favore la struttura del FPF: “Quando Platini mi accennò del Fair Play Finanziario, per qualcuno sembrava che fosse una cosa contro di me. Io dico, invece, finalmente perché quel giorno smetterò di mettere soldi tutti i giorni nel calcio. L’Inter è una cosa talmente dispendiosa che non la consiglierei a nessuno: mi auguro che il FPF ci consenta di vivere il calcio in modo diverso”.
  • Di diverso avviso invece Galliani: “Il FPF fa male all’Italia. Non ci potranno più essere i mecenati che intervengono con i loro capitali. Le squadre italiane che non hanno stadi di proprietà né agevolazioni fiscali, fatturano molto meno rispetto alle big europee e per questo saranno molto penalizzate da queste nuove norme introdotte dall’Uefa. Il Real fattura 450 milioni, il Barcellona 430, il Manchester United 360, il Milan al massimo 220. Fino ad ora ci sono stati i Berlusconi ed i Moratti che supplivano, in futuro non sarà più possibile”.
  • L’amministratore delegato rossonero ha continuato sostenendo: “Il calcio è un mercato aperto: ormai in Inghilterra le cinque più grandi squadre sono di investitori stranieri, ben vengano anche in Italia. Desidererei però che ci fossero regole uguali per tutti, altrimenti si tratta di concorrenza sleale. Venti anni fa il Milan fatturava più del Real, oggi la metà. Così diventa una competizione difficile, questo è il problema vero”.

 

L’ANALISI DI PAOLILLO – Ernesto Paolillo, amministratore delegato interista, ha tempo fa rilasciato una lunga intervista sulla questione del Fair Play Finanziario analizzando a tutto tondo gli aspetti che circondano il calcio e che, negli ultimi anni, hanno causato la crisi del modello Italia:

  • “La legge spagnola, per esempio, considera i versamenti dei soci delle società cooperative non alla stregua dell’aumento di capitale, bensì come ricavi“. Società come Barcellona e Real Madrid avranno un vantaggio non indifferente: potranno far passare come fatturato ciò che invece tutti gli altri club devono inserire come costo.
  • “Si tratta di una situazione – prosegue Paolillo – a cui non può porsi rimedio dall’esterno: la legge civilistica in Spagna è quella. L’unica possibilità è che gli altri club spagnoli, non costituiti in forma cooperativa, sollevino il problema della disparità di trattamento”.
  • Ma la strada dell’azionariato popolare, a cui dedicheremo una puntata della nostra inchiesta, è perseguibile nel nostro Paese? Paolillo non sembra entusiasta: “Non lo credo: non siamo preparati ad un simile approccio. In particolare, non vedo una tifoseria pronta a compiere un tale passo”. Tradotto: con i soldi di Moratti e Berlusconi sono tutti bravi a parlare.
  • Paolillo comunque la pensa come Platini: “Non facciamo confusione. Si tratta di una normativa necessaria e non più derogabile. L’Uefa si è accorta che in Europa, ma anche in alcune squadre di serie minori in Italia, i problemi di bilancio ci sono e sono notevoli. Bisognava evitare che, un po’ come è stato per il virus dei subprime nella finanza, si lasciasse spazio all’effetto valanga. L’intervento è giusto e va sostenuto: per il bene dell’industria del calcio”.

 

IL SISTEMA ITALIA – Dar torto alle dichiarazioni di Adriano Galliani non è possibile; certamente il Fair Play Finanziario sarà una mannaia, almeno inizialmente, per le squadre italiane.

  • Il problema è che a livello di sistema ci si è cullati troppo delle vittorie ottenute negli anni ‘90 e nell’inizio del nuovo millennio senza apportare quelle necessarie modifiche che avrebbero potuto continuare a migliorare il calcio italiano.
  • Davanti all’evidenza dei fatti, ora, bisogna intervenire rapidamente e con la creatività che da sempre contraddistingue il popolo italiano per evitare di perdere ulteriore tempo prezioso e ritardare, ancora di più, il ritorno alla competitività europea.
  • Questa impalcatura produrrà scossoni in Spagna ed Inghilterra, i campionati più indebitati, e potrebbe a breve proporre Germania e Francia, ai vertici del calcio europeo: si spera che, con una pronta reazione, anche il Belpaese possa tornare a primeggiare nelle competizioni continentali.

 

LA PROSSIMA PUNTATA – Nel prossimo articolo cercheremo di approfondire meglio la situazione economico-finanziaria dei clubs inglesi che, a breve, potrebbero sprofondare tra le mani dei plurimiliardari dai quali sono stati acquistati.

 

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Matteo Torti

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