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Arresti per prostituta rapita e violentata Agrate Brianza, in carcere ora l’intero branco

poliziaI fatti risalgono al 10 novembre 2015 quando, una giovane prostituta rumena, presentò denuncia per sequestro di persona e violenza sessuale, subita ad opera di 4 soggetti stranieri.
“La ragazza, giunta in Commissariato nel cuore della notte, denunciò di essere stata prelevata, con la forza, da tre uomini – spiega la Questura di Milano –, che dopo averla trascinata a bordo dell’auto con la quale erano giunti sul luogo ove esercitava il meretricio, la bendavano, la minacciavano con un coltello, la malmenavano, e la conducevano in un’abitazione, ove li attendeva un quarto uomo.
Tutti, a turno – prosegue la Questura – abusarono sessualmente di lei, per ore, con modalità particolarmente brutali,  incuranti delle suppliche della giovane. Dopo averla rapinata dei soldi e del cellulare che aveva con sé, i tre che l’avevano rapita la riaccompagnarono in strada, abbandonandola nei pressi del luogo del sequestro”.
La giovane donna, sentita, in più riprese, con le dovute attenzioni che il caso richiedeva, è riuscita a fornire una vaga descrizione dell’auto dei malviventi: colore, modello, caratteristica di una faro anteriore e, con certezza solo la prima lettera della targa. Rispetto ai suoi aguzzini, invece, generici tratti somatici e possibile nazionalità senegalese e magrebina (particolare questo che, in un primo momento si rilevava fuorviante per le indagini).
Alcuni particolari erano inoltre riferiti anche al luogo ove erano avvenute le violenze: approssimative indicazioni sul giardino antistante l’edificio, pavimento dell’atrio dello stabile e mobilio dell’abitazione, con la presenza di un animale domestico, un cane di piccola taglia.
A questo punto gli investigatori hanno incrociato tutti i dati, raccolti in grande quantità presso la casa costruttrice e il Pubblico Registro Automobilistico (circa 30.000 autovetture). In questo modo, gli Inquirenti sono riusciti, a seguito di una certosina attività di ricerca sul territorio, a individuare un circoscritto numero di auto con le caratteristiche di interesse, fino a focalizzare l’inchiesta  nei confronti di un ragazzo ecuadoregno.
“Nel frattempo – riprende la Questura –, l’analisi dei tabulati del telefono rapinato alla vittima e di quello in uso all’ecuadoregno, consentiva di individuare altri soggetti sui quali  concentrare l’attenzione”.
La collaborazione della vittima ha permesso di confermare l’identità di due dei responsabili della violenza: lo stesso ecuadoregno, di 25 anni, e un 26enne senegalese, entrambi residenti ad Agrate Brianza.
Le risultanze acquisite hanno consentito alla Procura di Monza, che coordinava le indagini, di richiedere e ottenere dal G.I.P. l’emissione di provvedimenti di custodia cautelare in carcere.
“L’esame del DNA, disposto dall’Autorità Giudiziaria, sugli indumenti indossati dalla vittima, comparato con quello degli arrestati – ha proseguito la Questura –,  provava senza dubbio alcuno la loro responsabilità, che nel corso del processo si traduceva in una condanna in primo grado a 12 anni di reclusione, ridotti a 9 per l’applicazione dei benefici previsti dal rito abbreviato, coronando il lavoro compiuto sino a quel momento”.
Il risultato ottenuto non ha fermato, tuttavia, il prosieguo delle indagini, che è continuato con l’analisi dei dati raccolti dai tabulati telefonici, e una mirata attività info-investigativa, esercitata sia in modo tradizionale sul territorio, sia attraverso intercettazioni ambientali, riscontri incrociati con interrogazioni delle più svariate banche dati a disposizione e registrazioni di impianti di video-sorveglianza.
“Tale dinamismo – ha concluso la Questura di Milano –, ha portato all’identificazione del terzo complice, un ragazzo marocchino di 25 anni che, dopo il riscontro dell’esame del DNA, veniva anch’egli assicurato alla giustizia, in carcere”.
L’attività investigativa, alla luce degli elementi già acquisiti e di quelli raccolti nella fase dell’arresto del 25enne,  ha portato all’individuazione anche del quarto e ultimo componente del branco, un italiano di 27 anni nei confronti del quale, nel mese di giugno di quest’anno, l’Autorità Giudiziaria ha emesso analoga misura restrittiva.
(foto: di Archivio)

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