Cultura e Società

Il mercato delle onoranze funebri non è in crisi ma necessita di cambiamenti

Cosa sappiamo del mercato funerario in Italia? Quali sono i numeri delle onoranze funebri a Monza, nel milanese e nel resto per Paese? I dati reperiti in rete sono molto discordanti rispetto l’eventualità di una crisi o meno, ma affermano all’unisono che il numero di decessi e, quindi, la domanda di ricorrenze funerarie non sia da considerare in perdita. In questo articolo ci focalizzeremo sul settore funerario in Italia che, nonostante alcune flessioni che vedremo qui di seguito, rimane uno dei settori più produttivi del nostro Paese. Ovviamente ci sono analisti che guardano maggiormente ai dati negativi e altri che si concentrano su quelli positivi per cui noi ci occuperemo di estrapolare entrambi i punti di vista per un quadro più preciso ed esaustivo.

Tante piccole aziende locali e competitor
Il primo dato da considerare per questa analisi è la frammentazione del settore in piccole e medie imprese che operano a livello locale. Difatti chi cerca onoranze funebri presso Monza solitamente risiede in zona e non si affida ad agenzie geograficamente lontane da casa. A questo si unisce la famosa liberalizzazione del 1998 per cui il mercato funebre è passato dall’esser chiuso ad aperto con le riforme Bersani. Questa apertura ha comportato una crescita del numero di agenzie funebri con una domanda rimasta pressoché invariata.

Crisi e altre influenze sociali
La crisi e la mancanza di liquidità nelle tasche delle famiglie sono le ragioni per cui queste spendono meno, puntano al risparmio e si concedono alternative low cost che magari provengono dall’offerta estera delle economie di scala. Le produzioni industriali, come tutti sappiamo, costano meno e risultano essere più interessanti per le persone, soprattutto quando queste dispongono di minori risorse economiche. Eppure il numero dei decessi non è diminuito anche se l’aspettativa di vita è aumentata. In altre parole si muore più tardi ma si muore di più. Come mai? La risposta è semplice: la popolazione italiana è anziana. Questo significa che ci sono più persone in pensione che giovani in età da lavoro e lo scompenso demografico è originato principalmente dal fatto che l’incertezza economica fa calare a picco la natalità e la fecondità. Stando ai dati ISTAT, infatti, oggi in Italia la fecondità corrisponde a meno di 1,2 figli per donna. Se si considera che nasce una persona per ogni coppia, quindi, la popolazione dimezza e invecchia.

Crisi o rinascita?
In questo quadro, che potrà sembrare fin troppo negativo, ci sono dati molto incoraggianti e che pongono il sistema funerario italiano tra quelli più produttivi e rilevanti del nostro Paese. Su quasi trentamila occupati e con una media di 650 mila decessi l’anno non si può certo dire che il settore funerario corra dei pericoli o dei rischi. Certo è che il costo medio si è abbassato, così come la richiesta di sepolture tradizionali. Eppure chi lavora nel settore soffre molto l’ingresso sulla scena di aziende estere low-cost e la sempre maggior richiesta di cremazioni che aumentano di dieci punti percentuali l’anno. Se si considera la scena attuale del nostro mercato rispetto alla crisi possiamo certamente affermare che sono altri i settori in pericolo come quelli della ristorazione, del turismo, della moda e di tutto il buon Made In Italy italiano messo in ginocchio dalla pandemia e ancora rimasto inascoltato.

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