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Mostra Mario Raciti Milano Museo Diocesano 16 aprile – 9 giugno 2013, orari, biglietti, percorso espositivo e info

Niente di meno che il Museo Diocesano, situato all’interno dei suggestivi chiostri della Basilica di Sant’Eustorgio, per ospitare la prima antologica, a Milano, di Mario Raciti: “Mario Raciti. Opere 1962-2012”.

 

La mostra, organizzata nell’ambito di MuDi Contemporanea e curata da
Paolo Biscottini, comprende circa 60 opere della cinquantenaria carriera
del pittore milanese, artista ormai riconosciuto e apprezzato anche a livello internazionale.

 

Al cospetto di personalità del mondo dell’arte e appassionati tout court delle belle arti, si è svolta l’inaugurazione dell’esposizione che resterà aperta fino al 9 giugno prossimo. Cronacamilano.it non poteva mancare all’appuntamento.

 

Lo spazio espositivo dedicato all’antologica è situato al primo piano del museo. Le opere di Raciti sono ospitate in un lungo susseguirsi di stanzoni dalle pareti bianche, sapientemente illuminati e comunicanti con attigue stanze più piccole e raccolte, poste sul lato destro del percorso.

 

I quadri – si passa dalle piccole tele degli esordi, ai grandi lavori degli ultimi anni -, forti dei loro colori tenui e delicati, quasi accennati, sembrano fluttuare come nuvole.

 

Tutte le opere esposte vertono principalmente su due grossi nuclei: il primo, del 1962, comprendente i lavori degli esordi – con l’inedito ciclo “Eden“, presentato al pubblico per la prima volta in questa occasione – e il secondo, del 2012, a testimonianza della fase della maturità. Due periodizzazioni atte a rappresentare l’intera produzione dell’artista, in grado di esaltarne i punti di contatto e le diversità stilistiche o concettuali.

 

L‘esposizione si apre con le opere della giovinezza di Mario Raciti, classe 1934, risalenti ai primi anni 60. “Cominciavo già a seguire quella linea trasgressiva che mi seguirà nel mio fare poi professionale”, racconta di sé, il pittore, nella sua nota biografica.

 

Sono gli anni delle figurazioni fantastiche, nelle quali egli catapulta  se stesso nel mondo incantato delle favole e della fantasia. In questo periodo i suoi titoli parlano di giostre, teleferiche, tunnel, ma anche antenne, sonde… opere dal tratto fortemente affine al disegno infantile e da cui traspira, non ultima, una forte carica ironica.
Proseguendo la visita ci imbattiamo nei lavori del ‘70. Un punto di svolta per la sua cifra stilistica. Raciti si avvicina ad una certa povertà di stesura, “più per rarefazione spirituale, che per pragmatismo esecutivo”, come ha voluto sottolineare egli stesso. I colori si fanno più neutri e il tratto più semplice, quasi un abbozzo o poco più. E’ l’approdo a quelle che lui stesso definisce “Presenze-Assenze” e che rievoca nelle sue tele con segni sottili e sinuosi, a dimostrazione della loro impalpabilità, una presenza-non-presenza, intime visioni del suo sentire fortemente poetico.

 

Con le opere del decennio successivo, Raciti si immerge in una nuova esplorazione pittorica: quella che lo porta a confrontarsi col mito. Egli ne rivive alcune vicende imprimendole sulla tela, come suo solito, con lievi frammenti, leggere allusioni, estremo lirismo, alla ricerca di un mondo lontano, sospeso tra sogno e realtà. Il colore sembra fare la sua riapparizione con fugaci comparse, caratterizzate da code cromatiche che attraversano la tela come comete.
Gli anni 90 sono caratterizzati dalla nascita dei “Misteri”, una ricerca in cui il pittore mette a nudo le sue inquietudini davanti al sommo mistero dell’esistenza. Ed è proprio da questa analisi intima e dall’evoluzione che, a partire dal 2000, Raciti elabora “Mani mine e misteri“, approntando così il suo celebre ciclo dei “Why” (Perché?). Un interrogativo sul mistero della vita che non ha risposta e che lo spinge a rievocare l’interrogazione di Cristo sulla Croce: perché mi hai abbandonato? Il Crocefisso, quindi, che si fa simbolo della sofferenza, della tragicità della vita: dolore che, come l’amore, per ogni artista è punto focale della sua ricerca, cuore pulsante dell’esistenza stessa.

 

L’ultima evoluzione della sua pittura, i “Fiori del profondo“, rimandano al mito di Prosperina che, prigioniera nell’Ade, anela a comunicare sulla terra con la madre Demetra, dea delle messi, facendo nascere sul pianeta i fiori a primavera. Raciti, a questo punto della sua carriera, apre il dramma dell’esistenza alla speranza. Si tratta di “una speranza velata dalla privazione di un contatto umano, speranza di un nuovo vivere“, come racconta egli stesso.

 

Le grandi tele del 2012, presenti in buon numero in mostra, sono inedite e completano questo viaggio quasi onirico nella carriera di Raciti. In questi lavori di recente fattura, i fiori, sempre colorati ma contrastati da forti neri, si trasformano in dardi che sembrano quasi voler uscire dalla dimensione fisica della tela e puntare verso il “non dove”, quella dimensione poetica – e dello spirito – tanto cara a Mario Raciti.

 

Mario Raciti nasce a Milano il 19 aprile 1934. Dopo la laurea in giurisprudenza e due anni di esercizio della professione di avvocato, Raciti torna alla sua passione giovanile per la pittura e il disegno facendo di essi un mestiere. La sua prima mostra la tiene presso la galleria “Il Canale” di Venezia nel 1964. Ad essa faranno seguito numerose altre esposizioni in spazi pubblici e privati. Tra le più note ricordiamo:

– invitato a due edizioni (1973 e 1986) della Quadriennale di Roma;

– 1986, sala personale presso la Biennale di Venezia;

– 1988 al Pac di Milano;

– 1998, antologica presso il Palazzo Sarcinelli di Conegliano;

– 2010, antologica presso il Palazzo Magnani di Reggio Emilia.

 

MARIO RACITI. Opere 1962-2012

– Milano, Museo Diocesano (Corso di Porta Ticinese, 95)

– 16 aprile – 9 giugno 2013

– Orari: dal martedì alla domenica, 10-18, lunedì chiuso.

– Ingresso: Intero € 8; Ridotto e convenzioni € 5, Scolaresche € 2; Comitive e gruppi (min 15 max 25) € 6

– Il biglietto consente la visita, fino al 2 giugno, alla mostra “Vincenzo Foppa. I Tre Crocefissi”. Catalogo: ediz. Museo Diocesano.

– Per informazioni:tel. 02.89420019;

info.biglietteria@museodiocesano.it

– www.museodiocesano.it

 

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Salvatore Patella

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