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Closing Milan: ufficiale cessione a Yonghong Li. Ma il Milan è veramente più forte e solido oggi?

closingOra è ufficiale: dopo 31 anni di successi finisce l’era Berlusconi e il Milan passa definitivamente nelle mani di Yonghong Li. Nella tarda mattinata di ieri sono arrivati gli ultimi bonifici e le firme sul contratto che sancisce il passaggio di proprietà; tra poche ore ci sarà una conferenza stampa della nuova proprietà. Il cinese Li Yonghong è riuscito quindi a versare gli ultimi 370 milioni di euro per assicurarsi il 99,93% delle azioni della società rossonera, ma ha dovuto ricorrere a dei finanziamenti di importanti fondi di investimento. La domanda è d’obbligo: quale futuro spetterà al nuovo Diavolo?
BERLUSCONI: “LASCIO CON DOLORE, MA RESTO IL PRIMO TIFOSO” – “Lascio oggi, dopo più di trent’anni. Lo faccio con dolore e commozione, ma con la consapevolezza che il calcio moderno, per competere ai massimi livelli europei e mondiali, necessita di investimenti e risorse che una singola famiglia non è più in grado di sostenere. Non potrò mai dimenticare le emozioni che il Milan ha saputo regalarmi e regalare a tutti noi”.
– Impossibile non provare emozione e commozioni di fronte a uno storico passaggio di proprietà. Tifosi rossoneri o meno, il segno lasciato nella storia del calcio dalla presidenza Berlusconi resterà indelebile: tre decenni di storia, 31 anni di presidenza, 29 trofei. Una delle presidenze più ricche, in termini di trofei, di sempre.
– Oltre a tutti i collaboratori rossoneri e ai tifosi, un grande grazie va ad Adriano Galliani: “Lo stesso abbraccio che rivolgo a tutti coloro che, con ruoli dirigenziali, tecnici, amministrativi e sanitari hanno fatto del Milan non solo una squadra, ma una società modello nel mondo del calcio. Fra queste persone, il primo da citare è Adriano Galliani, che del nostro Milan è stato l’infaticabile costruttore e motore”.
L’ERA CINESE PARTE CON DIVERSI INTERROGATIVI – Archiviata l’era Berlusconi, inevitabile iniziare a pensare alla nuova era cinese. O meglio, sino-americana. Tra poche ore il nuovo managament assumerà contorni sicuramente più chiari, al momento sappiamo solo che Yonghong Li è riuscito a versare a Fininvest gli ultimi 370 milioni di euro, in gran parte ottenuti con un prestito a 18 mesi da parte del fondo Elliott.
– Ma chi è l’uomo di affari venuto dalla Cina che, a detta di molti, ha acquistato la società rossonera correndo rischi esagerati visto il suo “esiguo” patrimonio personale che ammonterebbe intorno ai 500 milioni di euro.
– E, non meno importante: ce la farà, nei prossimi 18 mesi, a rimborsare al fondo Elliot gli oltre 300 milioni di euro ricevuti in prestito e su cui grava un tasso di interesse quasi pari all’11%?
– E il mercato? Li, unico uomo al comando, avrà la disponibilità economica per poter far fronte agli onerosi impegni di gestione ordinaria e di rafforzamento della squadra nelle sessioni di calciomercato?
– E la dirigenza? Fassone come plenipotenziario e Mirabelli come direttore sportivo saranno in grado di gestire le sorti del Diavolo senza avere vicina una proprietà forte e presente, come avviene adesso con l’Inter di Suning e come invece non avveniva in passato con Thohir.
“LASCERO’ IL MILAN IN MANI PIU’ FORTI” – Quello che è stato un leitmotiv delle dichiarazioni del presidente rossonero sul futuro compratore, sembra decadere profondamente andando ad analizzare la natura dell’operazione che ieri si è ufficialmente chiusa.
– In pochi mesi si è passati da un compratore con alle spalle motivati investitori ad un compratore con alle spalle un finanziatore. Le cifre, come confermato dal comunicato odierno di Fininvest, saranno anche rimaste quelle dello scorso agosto, ma la natura dell’operazione è profondamente cambiata.
– Ma siamo veramente sicuri che il Milan, con il passaggio di proprietà a Yonghong Li, abbia fatto un salto di qualità dal punto di vista economico e gestionale? Non c’è un solido gruppo industriale al posto di Fininvest, non c’è un unico forte investitore e non c’è una dirigenza di livello internazionale. Cosa mette il nuovo Milan, su una posizione migliore rispetto a prima? Ecco dove nascono le perplessità sul futuro rossonero.
DA UNA SOCIETA’ INDUSTRIALE A UNA SOCIETA’ FINANZIARIA – La natura dell’operazione, in queste ultime settimane, è profondamente cambiata: si è passati da una visione industriale a una visione finanziaria.
– Yonghong Li si era prefigurato di poter acquistare il Milan con una serie di solidi gruppi industriali cinesi, per poter aumentare il volano di interesse del calcio nella Repubblica Popolare. Magari con un appoggio indiretto dell’esecutivo di Pechino che, negli ultimi anni, sta cercando di trasformare il calcio in un altro punto d’orgoglio cinese.
– Ma ha poi dovuto fare i conti con la difficoltà di trasferire i soldi all’estero e con la necessità di chiudere l’operazione passando dall’avere alle spalle degli investitori all’avere alle spalle dei finanziatori. Ed ecco così definita la virata a una visione puramente finanziaria.
– Se possiamo sperare che Li abbia un certo interesse nel riportare in alto il Milan, possiamo sicuramente escludere che Elliott abbia un tale obiettivo sportivo. Il fondo di Paul Singer ha come unico obiettivo quello di ottenere una plusvalenza dall’operazione; e la plusvalenza la otterrà in due modi: incamerando l’interesse dell’11% sulle somme prestate, qualora Li dovesse estinguere il proprio debito; qualora Li non dovesse riuscire ad estinguere il proprio debito, Elliott inizierà un processo di vendita dell’intero pacchetto azionario rossonero al migliore offerente.
LI, CI VEDIAMO TRA 18 MESI … – E’ veramente troppo presto per sognare in grande. Al momento appare impossibile vedere, in questo storico passaggio di proprietà, un vero e proprio salto di qualità per il futuro rossonero.
– Difficilmente le sorti rossonere potranno cambiare nel breve; almeno fin tanto che Yonghong Li non riuscirà a chiudere il rapporto a debito con il fondo Elliott, la massima concentrazione sarà rivolta all’ingresso di nuovi soci per poter restituire quanto finanziato dal fondo di investimento di Paul Singer.

Matteo Torti

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