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Manovrina ottobre 2013 governo Letta e Shutdown Usa, Tutte le spiegazioni su tagli, cessioni, no aumento accise

EuroUna “manovrina” da 1,6 miliardi di euro per rientrare nel tetto del rapporto deficit/Pil. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il relativo decreto nella serata di mercoledì 9 ottobre 2013. Scongiurati, almeno per ora, l’aumento delle accise sulla benzina e l’Imu sui “villini”. Analizziamo i punti salienti del nuovo provvedimento adottato dal governo guidato da Enrico Letta. Non dimenticate di leggere l’ultimo paragrafo dell’articolo: troverete un’interessante spiegazione di quanto sta accadendo in America in questi giorni.

 

LE COPERTURE PER IL RIENTRO DEL DEFICIT – Il Patto di stabilità e crescita, sottoscritto nel 1997 dai Paesi membri dell’Unione Europea, prevede che gli stati che hanno deciso di adottare l’euro debbano rispettare alcuni vincoli di bilancio; tra questi spicca il rapporto deficit pubblico/Pil che non può essere superiore al 3%.

– Un paio di settimane fa sono stati comunicati i dati relativi al 2013 che hanno evidenziato, per il nostro Paese, un rapporto deficit/Pil del 3,2%. Per evitare di incorrere nuovamente in una sanzione, il governo italiano ha subito aperto un tavolo in cui discutere delle strategie per rientrare nel parametro del 3%.

– L’ammontare complessivo di risorse necessarie è stato individuato in 1,6 miliardi di euro. In parte, 550 milioni, finanziati tramite le dismissioni ed in altra parte, 1,05 miliardi, con tagli alla spesa.

– E’ proprio Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia, a fare il punto sul provvedimento adottato: “la copertura di questo importo è con due modalità: la vendita di immobili di proprietà del Demanio per 500 milioni e la riduzione delle spese dei ministeri e dei trasferimenti degli enti locali per 1,1 miliardi”.

 

DISMISSIONI E TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA – Sono queste due, quindi, le voci principali delle coperture necessarie per rientrare nel tetto del deficit/Pil.

– Saccomanni ha precisato la cessione degli immobili demaniali, controvalore di 500 milioni di euro, sarà effettuata con la vendita alla Cassa depositi e prestiti.

– I tagli alla spesa definiti “in forma più o meno lineare” come ha precisato Saccomanni, non riguarderanno i ministeri della Ricerca, dell’Istruzione e della Sanità.

 

NIENTE ACCISE – Al contrario di quanto previsto nella bozza della “manovrina” circolata ad inizio settimana, non c’è stato alcun aumento delle accise sulla benzina.

– Saccomanni, infatti, ha smentito le indiscrezioni secondo cui il governo avrebbe pensato di rientrare nel 3% del deficit/Pil con un maxi-aumento, si parlava addirittura di 6,5 centesimi di euro al litro, delle accise sui carburanti.

– Anche gli aumenti degli acconti Ires ed Irap sono saltati; erano stati paventi anch’essi nell’iniziale bozza.

 

CAPITOLO CIG, SOCIAL CARD E PROMESSE – Nel decreto approvato mercoledì 9 ottobre 2013 il Governo ha comunicato di non aver stanziato ulteriori fondi per il finanziamento della Cassa integrazione in deroga: “Abbiamo preferito limitarci oggi agli interventi di rientro entro il 3% del deficit/Pil – ha spiegato Saccomanni – e fare il resto nei futuri provvedimenti (Legge di stabilità, ndr)”.

– Stesso discorso anche per la social card; saltato lo stanziamento di 35 milioni di euro per finanziarla per il 2013: “In occasione della Legge di stabilità c’è la possibilità di fare un decreto parallelo, nel quale possono essere affrontate altre questioni”.

 

IMMIGRAZIONE E FONDO DI SOLIDARIETA’ – Nella “manovrina”, il Cdm ha poi deciso di destinare 210 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza immigrazione. Di questa somma, 20 saranno destinati per accogliere i minori e 190 sono riservati al Viminale.

– L’obiettivo è quello di fronteggiare un esodo che, come ha spiegato Enrico Letta, è profondamente diverso da quello degli anni ’90: non più motivi economici alla base dell’immigrazione nel nostro Paese, ma motivi umani e sociali conseguenti alla caduta di numerosi regimi.

– Da dove provengono questi soldi? Da Palazzo Chigi spiegano che sono coperti per 90 milioni dal Fondo rimpatri, per 70 milioni dalle entrate dell’Inps a seguito della regolarizzazione degli immigrati e per 50 mediante la riduzione del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell’usura.

– Con il decreto di mercoledì il Governo ha inoltre stanziato 120 milioni di euro in più per il Fondo di solidarietà comunale al fine di garantire agli enti locali le spettanze che sarebbero dovute provenire dal gettito Imu.

 

CHIUDIAMO CON UNA FINESTRA SULL’AMERICA – Poco meno di due settimane fa eravamo qui a commentare la nuova querelle politica italiana che, questa volta, vedeva come protagonisti i ministri del Pdl dimissionari per volontà di Silvio Berlusconi. Dimissioni poi ritirate con il conseguente voto di fiducia ad Enrico Letta.

– Al di là dell’Oceano non se la passano meglio in tema di “intelligenza politica”. Stiamo parlando dell’America dove, dalla mezzanotte del 1° ottobre 2013 è scattato lo shutdown. Letteralmente significa arresto, sospensione dell’attività, interruzione, in pratica significa almeno 800mila lavoratori federali a casa, musei e parchi nazionali chiusi visto che colpisce prevalentemente il settore del turismo. Una paralisi che costa, da dieci giorni a questa parte, miliardi di dollari al giorno. Moody’s ha provato a fare una stima: 55 miliardi di dollari e – 1,4% del Pil se durerà fino al famigerato 17 ottobre 2013.

– 17 ottobre 2013 che è la data ultima che il Congresso Usa ha a disposizione per trovare un accordo sul tetto del debito. Il problema, all’apparenza, si origina proprio qui: negli Usa, a differenza di quanto avviene in molti altri Paesi del Mondo, per indebitarsi è necessario chiedere il consenso del Congresso. Dal 1917 si è deciso di introdurre un tetto massimo di indebitamento per consentire al Governo di avere maggiore libertà senza dover ricorrere continuamente a delle autorizzazioni.

– Il meccanismo lo conosciamo bene. L’inflazione e la congiuntura economica hanno, negli anni, portato alla necessità di alzare questo limite di indebitamento. Prassi molto in voga visto che è avvenuta 18 volte con Reagan, 8 con Clinton, 7 con George W. Bush e 4 volte con Obama, di cui l’ultima nell’agosto del 2011 quando gli Usa, nella fase dei negoziati, persero la tripla A per Standard & Poor’s.

– In realtà la battaglia tra Democratici e Repubblicani si gioca più in profondità e riguarda la Riforma Sanitaria voluta da Barack Obama ed accolta con notevole riserva dagli oppositori politici. Quella che è stata ribattezzata “ObamaCare” doveva entrare in vigore proprio il 1° ottobre per consentire una copertura sanitaria ai più disagiati, anche se sono apparsi dubbi relativamente alla fascia di popolazione che  potrebbe effettivamente beneficiarne.

– Il mancato accordo sull’innalzamento del tetto del debito è frutto del muro contro muro tra la Casa Bianca ed il Grand Old Party, ossia il partito politico dei Repubblicani che hanno la maggioranza alla Camera. Le ultime notizie parlano di un aumento-ponte del tetto del debito in modo da rinviare la questione e poter confrontarsi con maggiore calma.

– Le conseguenze di un mancato accordo sarebbero inimmaginabili. Warren Buffett, re degli investitori finanziari, si è così espresso: “Shutdown? Sarebbe come una bomba atomica. Washington arriverà vicino al punto di estrema idiozia ma non lo supererà”.

Le conseguenze, infatti, sarebbero disastrose. Si bloccherebbero i mercati del credito, il dollaro perderebbe rapidamente il suo valore, tassi di interesse Usa alle stelle, crollo del Pil e recessione decisamente superiore a quella del 2008. Insomma, il Dipartimento del Tesoro americano sembra fornire una sintesi sufficientemente eloquente: “In caso di default l’economia americana scivolerà in una recessione che potrebbe essere peggiore di qualsiasi altra dai tempi della Grande Depressione”.

 

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Matteo Torti

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