Cronaca

Incidente Milano via Cogne, morto Pietro Mazzara: polemiche e attesa della posizione di Pisapia sugli sgomberi dei nomadi, dettagli

La tragedia della morte del giovane Pietro Mazzara sconvolge non solo la sua famiglia, gli amici e i residenti della zona, ma anche l’intera Milano.

 

Morire a 28 anni quando la vita sta per iniziare, morire tornando a casa dal lavoro, morire mentre si stanno mettendo le basi per la vita sempre desiderata: risparmiare i soldi necessari per fare il tassista. Morire per un atto di vile delinquenza compiuto da clandestini minorenni già avvezzi alla cultura dell’illegalità, tra spaccio, furti e rapine.

 

Mentre i genitori di Pietro sono chiusi nella disperazione, gli abitanti del quartiere che sorge vicino al campo nomadi di via Negrotto sfogano la loro ira, spiegando che la tragedia occorsa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

 

E contestualmente scoppia la polemica politica, sostrato sempre più visibile per questa tragedia forse evitabile.

 

Il neo sindaco Giuliano Pisapia, infatti, ha subito espresso il cordoglio alla famiglia Mazzara. Ma non basta: mentre su facebook si allunga un fiume di lacrime virtuali, il dolore fa spazio alla impellente necessità di ottenere giustizia, una giustizia per gli innumerevoli furti dei quali parlano i residenti di zona, continuamente violati e depredati nei loro appartamenti, bar e negozi; una giustizia che si concretizzi in un intervento istituzionale per risolvere una convivenza fatta di esasperazione sempre più incontrollabile, al punto che qualcuno dice che se non verranno adottati provvedimenti concreti si farà giustizia da sé.


Risale intanto ai primi giorni dello scorso maggio una dichiarazione rilasciata dell’ex vicesindaco ed ex assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato, rispetto alla presenza dei nomadi sul territorio milanese, facendo riferimento proprio allo sgombero del campo di via Negrotto, considerata una tra le azioni proprietarie per la città: “Azzerare gli irregolari e proseguire nell’alleggerimento di quelli regolari – aveva infatti dichiarato l’ormai ex vicesindaco –  con la chiusura entro un anno degli insediamenti di via Novara, Negrotto, Bonfadini e Idro: questo è il nostro obiettivo”.

 

E ora i cittadini, che non hanno più tanta voglia di “abbracciare i nostri fratelli rom” come invece esortati da Nichi Vendola, vogliono sapere cosa farà la nuova Amministrazione poiché, il fantasma elettorale della “zingaropoli”, adesso non è più solo un fantasma: “Questi sgomberi proseguiranno oppure no?”


Tra tante posizioni assunte dai politici, a sedare gli animi ci pensa don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità di Milano, fresco di laurea honoris causa in Scienze Pedagogiche con tanto di stretta di mano di Pisapia, che tra l’altro ha istituito come vicesindaco proprio la presidente della Casa della Carità, Maria Grazia Guida.

 

«Basta con questo clima da campagna elettorale – dice il Don, e si menziona in proposito il commento di Matteo Salvini (LN) che, dopo aver sottolineato ancora «Aspettiamo che Nichi Vendola torni per abbracciare anche questi fratelli rom ladri e assassini», ha aggiunto con cordoglio: «Noi oggi preghiamo per la vittima».

 

Non è tardata comunque la piccata replica di Daniele Farina, ex portavoce del Leoncavallo e ora coordinatore provinciale di Sinistra, Ecologia e Libertà: «Mi permetto di ricordare che qualunque cosa riferisca a questi temi nella città di Milano è ancora totalmente il frutto delle politiche del centrodestra. Un disastro cui stiamo già lavorando».

 

In merito, tuttavia, la politica applicata dal centrodestra agli sgomberi, eseguiti in alcuni casi anche al ritmo di 3 o 4 al giorno, lascia dati chiari, con risultati ufficiali che parlano di una presenza di nomadi che, da 10 mila nella sola Milano, in 3 anni è scesa a 2200 soggetti in tutta Milano e Provincia, con la relativa riduzione sia dei campi autorizzati (scesi da 12 a 8), che di quelli abusivi (scesi da 45 a 9), e la contestuale asportazione di circa 8mila tonnellate di rifiuti.

 

E’ quindi di ieri il nuovo commento di De Corato che, sulla questione, ha espresso una posizione molto netta: «è necessario procedere alla disattivazione di questi campi con la tempistica che la giunta Moratti aveva previsto. Prima si procede alla loro disattivazione e meglio è per tutti i milanesi, soprattutto per coloro che da anni vivono nelle immediate vicinanze”.

 

«Il giovane Mazzara – conclude De Corato – è l’ultima vittima, in ordine di tempo, di quella mancanza di certezza della pena che ha determinato già numerose vittime in Italia, visto che i due rapinatori coinvolti erano plurirecidivi già noti alle forze dell’ordine come spacciatori e per aver commesso reati contro il patrimonio».

 

A questo punto, l’attesa è ancora per una cosa soltanto: il chiarimento del sindaco Pisapia sulla linea che la sua Amministrazione applicherà agli sgomberi.

 

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di Redazione

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