Cronaca

Ancora spettro Eternit uffici Comune Milano via Pirelli, a breve il trasloco in via Bernina. La parola ai lavoratori

Uffici-via-Pirelli-Milano-300x225Sono circa 800 i dipendenti comunali del palazzo di via Pirelli 39 che, entro febbraio 2015, dovranno fare armi e bagagli e trasferirsi nell’edificio di via Bernina 12, in mano al gruppo finanziario Bnp Paribas Real Estate. Un trasloco, ricordiamolo, resosi necessario dalla necessità di ristrutturare gli oltre 20 piani del grattacielo di proprietà del Comune e attuale sede degli assessorati all’Urbanistica, all’Edilizia privata e ai Lavoratori pubblici. Ma se a sollevare critiche e preoccupazione, in un primo momento, era stata la bontà stessa dell’operazione – un cantiere da 60 milioni di euro della durata di circa 8 anni, a cui sommare l’oneroso affitto richiesto per gli spazi di via Bernina – l’attenzione ora si è spostata su un altro fronte. A destare perplessità tra i lavoratori coinvolti nel trasloco – come ci spiega il Comitato Expo-sti Amianto Pirelli 39 – è l’Eternit. La temibile mistura cancerogena di cemento e amianto (vietata in Italia dal 1992), di cui sarebbero ricoperti i tetti della struttura ubicata proprio davanti ai futuri uffici di via Bernina. “I nostri dirigenti possono raccontare quel che vogliono – le parole di uno degli ingegneri più esperti dell’ufficio tecnico comunale -. Ma quello è al 99% Eternit contenente amianto”.

 

CRONACA DI UN TRASLOCO ANNUNCIATO – Una stretta convivenza con la temibile sostanza cancerogena non nuova per i dipendenti di via Pirelli 39. La vicenda è nota, ma forse val la pena fare un salto indietro.

– Ad aprile 2013, per la precisione, quando più di 70 dipendenti hanno firmato un esposto-dossier – sostenuti dai legali dell’Osservatorio nazionale amianto – per denunciare alla Procura della Repubblica la presenza del pericoloso materiale da costruzione tra le mura del grattacielo di via Pirelli 39. Una problematica nota a Palazzo Marino e ai dirigenti del palazzo dal lontano 2002, ma la cui soluzione era stata sempre procrastinata nonostante le continue pressioni di lavoratori e rappresentanze sindacali.

– Fino a marzo 2013, quando finalmente la macchina comunale si mette in moto. Vengono approvati prima lavori di contenimento delle polveri (di fatto iniziati a fine maggio, con tanto di sopralluogo da parte dei pm), in attesa di una bonifica completa dell’intero edificio e il contestuale trasferimento dei 900 dipendenti in altra sede da definire. Poi, solo un mese più tardi, davanti agli elevati costi di ristrutturazione (stimati in 45 milioni di euro), Palazzo Marino fa dietro front con il lancio di un bando per la permuta dello storico grattacielo.

 

FINE DELLA TELENOVELA? – Si arriva così all’autunno 2013: giudicata inammissibile l’unica proposta ricevuta (dal gruppo Hines), il Comune riprende nuovamente in considerazione l’ipotesi di effettuare in proprio i costosi lavori di bonifica.

– Un progetto, quest’ultimo, che prende consistenza il 14 febbraio 2014, con il via libera da parte della giunta ad una ristrutturazione da 60 milioni di euro e al lancio di un nuovo bando. Questa volta per la “locazione passiva di un immobile da adibire a sede temporanea degli uffici comunali, con una superficie compresa tra i 14 mila e i 16 mila metri quadrati lordi, a non più di 700 metri di distanza da una fermata di metropolitana”.

– A luglio, finalmente, dopo aver prorogato più volte la gara, la telenovela trova finalmente la sua conclusione. Scartate le due offerte di Beni Stabili e di Leovinci Re, ad aggiudicarsi il bando è il gruppo transalpino Bnp Paribas Real Estate. Costo dell’operazione: 3 milioni di euro all’anno per circa 13.500 metri quadrati, con un contratto di tre anni prorogabile fino a sei. Il nuovo indirizzo? Via Bernina 12, a due passi da piazzale Maciachini, con buona pace dell’opposizione che giudica l’intera faccenda “una follia”.

 

IL RESPONSO DELL’ASL: “QUELLO NON E’ AMIANTO” – “I materiali sospetti, però, questa volta non sono all’interno degli uffici – continuano a spiegarci -, ma sulle coperture a pochi metri dalle bocche di aerazione del nuovo palazzo di via Bernina 12”.

– A finire sul banco degli imputati è un enorme capannone con più di 1000 mq di coperture che “altri non è che l’Alcatraz-De Sade, uno dei più frequentati (e contestati) locali e sala concerto di Milano“, fanno sapere gli attivisti di Expo-sti Amianto Pirelli 39.

– Ma gli esami effettuati dall’Asl ad ottobre 2012 su di un frammento di lastra prelevato dal tetto della struttura, per la dirigenza avrebbero fugato ogni dubbio. “Quello non è amianto”, fa sapere il Vicedirettore generale Paolo Simonetti, responsabile del trasferimento che ricopre anche il ruolo di datore di lavoro previsto della legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (D.l. 81/2008). Stessa linea anche il sindacalista rappresentante per la sicurezza, secondo il quale l’esito negativo dei test parla chiaro.

 

I LAVORATORI: “UN SOLO PRELIEVO NON E’ SUFFICIENTE” – Ma i lavoratori questa volta, dopo anni di tira e molla, non ci stanno. “Tutti gli esperti ai quali ci siamo affidati sin dall’inizio delle indagini chimiche sui materiali nocivi presenti in via Pirelli 39 – racconta un rappresentante del comitato Pirelli 39 – ci hanno spiegato che un solo prelievo su una superficie così estesa è insufficiente”.

– “Inoltre – proseguono i lavoratori – l’esito non specifica dove è stato prelevato il campione, l’indicazione ‘sala riunioni’ è generica. Né Asl né la segreteria dell’Alcatraz hanno risposto alle nostre richieste per sapere il punto esatto di prelievo”.

 

LA NUOVA RACCOLTA DI FIRME – Intanto, una nuova raccolta firme è stata organizzata dai lavoratori. Tra i tanti destinatari, anche il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, già assessore all’Urbanistica, all’Edilizia Privatae all’Agricoltura. La richiesta è perentoria: i firmatari pretendono a gran voce prelievi di altri campioni sulle coperture ammalorate che svettano a pochi metri dai loro uffici sul fronte di via Piazzi.

– Una richiesta più che legittima, anche in considerazione del “costo irrisorio (100 euro a prelievo) e dai tempi limitati (3 giorni) che potrebbero fugare ulteriori dubbi e brutte sorprese in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro”.

– Una mano giocata al rialzo, quindi, che in caso di esito positivo – concludono gli attivisti di Expo-sti Amianto Pirelli 39 – “vedrebbe intaccata la credibilità di tutta l’operazione”. Una vicenda che, ricordiamolo, “vede coinvolti assessori e dirigenti tecnici da oltre 2 anni”.

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S.P.

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