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Renzi nuovo premier, Napolitano dà l’incarico, ora consultazioni e la lista dei ministri

Matteo RenziDopo 90′ di incontro con Giorgio Napolitano ha preso il via il 63esimo governo della storia della Repubblica Italiana. La staffetta tra Enrico Letta e Matteo Renzi è ufficialmente realtà. Il sindaco di Firenze, che aveva giurato di voler fare “un altro lavoro” ribalta ogni gioco di potere nel suo partito e centra l’obiettivo di governare il nostro Paese fino al 2018, anno del termine della XVII legislatura. Chi lo appoggerà in Parlamento? Quali saranno i ministri del suo esecutivo? Quali saranno i punti chiave del suo programma? Scopriamolo assieme.

 

RENZI ACCETTA L’INCARICO – Pochi minuti prima delle 12 di lunedì 17 febbraio 2014 è Donato Marra, segretario generale del Quirinale, ad annunciare che l’incontro tra Giorgio Napolitano e Matteo Renzi, iniziato per le 10.30, è terminato e che il leader del Pd “ha accettato con riserva di formare un governo”.

– Al termine dell’incontro con il Presidente della Repubblica, il sindaco di Firenze si è intrattenuto con la stampa affermando: “Per un orizzonte di legislatura come quello che ci proponiamo – ha spiegato Renzi uscendo dall’incontro con Napolitano – serve qualche giorno per sciogliere la riserva”.

 

LA ROAD MAP DEL GOVERNO RENZI – Una riforma al mese. Sembra essere questo il motto con cui ha iniziato la seconda manche della XVII legislatura della Repubblica Italiana.

– Matteo Renzi ha chiarito da subito che l’urgenza primaria è sicuramente quella della legge elettorale; superato questo scoglio, su cui non ci dovrebbero essere troppi problemi visto il recente accordo con Silvio Berlusconi, sarà necessario affrontare il tema del lavoro (marzo), della pubblica amministrazione (aprile) e del fisco (maggio).

 

LA SQUADRA DEI MINISTRI – Accettando formalmente con riserva l’incarico a formare un nuovo governo, Matteo Renzi ha spiegato che gli servirà qualche giorno di tempo per poter definire l’intera squadra di governo. Poche le caselle che devono essere ancora riempite.

– Il punto interrogativo principale riguarda il dicastero dell’Economia. Se Fabrizio Barca non sembra avere i numeri necessari per ricoprire questo delicato ruolo, la corsa sarà tra Lucrezia Reichlin e Lorenzo Bini Smaghi. La prima è professoressa alla London School of Economics, il secondo è salito alla ribalta per la non volontà di lasciare la sua poltrona da membro del consiglio della Bce per far eleggere Mario Draghi come governatore dell’istituto di Francoforte.

– Allo Sviluppo Economico sembrano in lizza uno tra Mauro Moretti, Ad di Trenitalia, Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, Bernabè, ex Ad di Telecom ed Andrea Guerra, Ad di Luxottica, per il resto sembra confermato Maurizio Lupi alle Infrastrutture e la Lorenzin alla Salute.

– Qualche dubbio anche per la Giustizia, dove potrebbe venire dirottato Andrea Orlando al posto della Cancellieri, oppure essere inserito Michele Vietti, vicepresidente del Csm, o Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano.

– Agli Interni probabile che Dario Franceschini subentri ad Angelino Alfano, che così facendo rimarrebbe vice premier. Al Welfare è corsa tra l’ex sindacalista Epifani, la giovane Marianna Madia e Tito Boeri. Roberta Pinotti e Mario Mauro sono in lizza per la Difesa, mentre Stefania Giannini di Scelta Civica dovrebbe essere promossa all’Istruzione.

– Capitolo a parte per il dicastero delle Riforme. Quagliariello ha già formalizzato il suo addio; il suo posto verrà preso da Maria Elena Boschi, la fedelissima di Renzi.

 

QUALE MAGGIORANZA? – Il tema principale delle prossime ore sarà quello dei partiti che decideranno di sostenere il nuovo premier italiano. Lo scacchiere dell’emiciclo non dovrebbe subire ampi stravolgimenti rispetto a quanto vigeva con il governo Letta. Il voto di fiducia alle Camere, comunque, dovrebbe arrivare tra giovedì e venerdì.

– Forza Italia dichiara di voler attuare una opposizione costruttiva e responsabile, votando tutti quei provvedimenti che faranno il bene del Paese.

– Escludendo il MoVimento 5 Stelle, Lega Nord e Sel che hanno già fatto sapere di non voler spostarsi dall’opposizione, sembra che il segretario del Pd sarà sostenuto nuovamente dall’Udc e dal Nuovo Centro Destra di Alfano.

 

IL PARADOSSO CHE ALEGGIA SU RENZI – Le premesse e le attese sul segretario del Pd sono molte, da entrambi gli schieramenti politici. Il 39enne sindaco di Firenze, pur militando nella politica di “alto livello” da più di dieci anni, è il volto nuovo, è visto come l’unico in grado di far saltare l’immobilità politica decisionale degli ultimi anni.

– C’è però un punto che rischia di formare un importante paradosso su Matteo Renzi. L’idea di Renzi, almeno fino alla scorsa settimana, era quella di dare un’accelerata alla riforma elettorale per poter poi andare a votare e vincere sul campo. Ora, invece, è diventato premier dell’Italia dall’interno, giurando comunque di voler fare la riforma elettorale.

– Ma se dovesse fare immediatamente la riforma elettorale, la coerenza spingerebbe a tornare alle elezioni, mentre lui ha dichiarato di voler portare a termine la legislatura rimanendo in sella fino al 2018; quindi, la riforma elettorale verrà fatta subito rischiando il ribaltone del centrodestra che a quel punto spingerebbe per le elezioni anticipate o verrà rimandata a fine legislatura per sorvolare su questo paradosso?

 

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Matteo Torti

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