Cronaca

Operazione Gdf e Carabinieri tra Milano e Provincia, imprenditori del settore immobiliare influenzavano le scelte della Pubblica Amministrazione

L’indagine è stata svolta  tra Milano e le Province di Monza e Brianza e Como, in sinergia tra i militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Monza Carabinieri e la Tenenza della Guardia di Finanza di Seregno.

 

L’INIZIO DELLE INDAGINI – L’attività investigativa compiuta si inserisce in quella ben più complessa, ed ancora in corso, relativa all’omicidio perpetrato ai danni di Paolo Vivacqua.

– La vittima infatti, uccisa a Desio il 14 novembre 2011, pur non svolgendo alcuna dichiarata attività d’impresa, esercitava di fatto attività commerciali nel campo del recupero di materiali ferrosi e gestiva tramite prestanome diverse società attive in vari settori, in particolare quello immobiliare.

 

LA SCOPERTA DI “COMITATI DI AFFARI” IN AZIONE PER INFLUENZARE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – “L’indagine ha permesso di mettere in luce l’esistenza di veri e propri comitati di affari, costituitisi tra imprenditori e operatori del settore immobiliare, che hanno agito contra legem – spiega la Gdf di Milano, – influenzando a loro favore le scelte della P.A. in materia di attività urbanistiche nel territorio del Comune di Carate Brianza, attraverso l’intervento di pubblici ufficiali corrotti.

 

LA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE – A conclusione di attività di Polizia giudiziaria ed economico finanziaria scaturita a seguito dell’omicidio, i militari hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed in regime di arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Monza, dott.ssa Correra, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a firma del PM Donata Costa, nei confronti di:

– M.A., classe ’57, consigliere di maggioranza (lista PDL), nonché membro della commissione urbanistica del Comune di Carate Brianza (MB);

– G.A, classe ‘45, architetto, di Carate Brianza (MB);

– G.G., classe ‘49, geometra, di Arosio (CO);

– C.C.L, classe ‘72, imprenditore, di Muggiò (MB), prestanome di Vivacqua Paolo;

– F.T, classe ‘45, procacciatore d’affari, di Giussano (MB);

– M.P, classe ‘56, architetto, già consigliere del Comune di Carate Brianza (MB) nell’anno 1998;

 

I REATI DI ROTTUZIONE PER ATTO CONTRAIO AI DOVERI DI UFFICIO – “Gli indagati sono stati tutti ritenuti responsabili del reato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio.

– “Secondo le accuse formulate, infatti, i primi cinque ed il deceduto Paolo Vivacqua si accordavano fra loro per il versamento ad M.A. di complessivi 870 mila euro – spiega ancora la Gdf, – da spartire con i professionisti G.A e G.G. I soli M.P. ed M.A si accordavano per il versamento a quest’ultimo, di altri 290 mila euro, quali compensi per la modificazione, con lo strumento del piano di governo del territorio e sue varianti, della destinazione d’uso, da agricola a commerciale/residenziale, di cinque aree ed un fabbricato siti nel Comune di Carate Brianza (MB)”

 

I SEQUESTRI, PER BENI PARI A QUASI 2 MILIONI DI EURO – Nel corso delle operazioni sono stati sottoposti a sequestro preventivo beni e quote societarie intestate agli indagati, quantificabili in euro 1.800.000,00, reputata quale somma di denaro provento delle attività corruttive, secondo quanto dettato da specifico decreto emesso dalla medesima Autorità giudiziaria.

 

GLI ARRESTI DOMICILIARI – Al termine delle attività, gli indagati sono stati sottoposti al regime degli arresti domiciliari, ad eccezione di:

– M.A., che è stato associato presso la Casa Circondariale di Monza

– C.C.L, al quale è stato notificato il provvedimento presso la Casa di reclusione di Opera, dove si trova in stato di detenzione a seguito dell’arresto, eseguito dalla Guardia di Finanza, nello scorso mese di aprile nell’ambito dell’operazione “Precious Scraps”.

 

L’INDAGINE “PRECIOUS SCRAPS” DELLA GDF – Proprio tale indagine aveva permesso di scoprire un’organizzazione criminale ramificata nel settore del commercio di materiale ferroso che, attraverso la creazione di società c.d. “cartiere” (soggetti economici privi di una vera e propria struttura imprenditoriale rappresentate da meri prestanome), ha fornito nel tempo fatture per operazioni inesistenti a numerose società/ditte compiacenti, per un giro d’affari scoperto di oltre 200 milioni di euro.

 

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Di Redazione

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